La Realtà, eterna al mio sguardo poco attento,
la Realtà che conosco, che mi appartiene da sempre,
ea cui appartengo,
a poco a poco si spegne.
Alzo gli occhi al cielo e guardo
Il mio mondo che si frantuma inesorabilmente,
lasciato cadere sulla mia superficialità
e sulla mia inutile tranquillità,
affiliate schegge di vetro
che feriscono la mia anima, che tagliano pezzi della mia vita
e si conficcano nei miei occhi,
disegnando il paesaggio del tempo che passa
in sordina e senza fermarsi.
Un paesaggio nuovo ma antico quanto il Tempo stesso,
inviata vera eternità,
a cui appartengo ma a cui mi sento estraneo.
Un paesaggio che, contro ogni mia volontà,
il Tempo, incolpevolmente, muta.
Affannosamente cerco di accecare la coscienza,
per rimediare, per ridisegnare, per risolvere,
ma penso a chi persi,
a chi da tempo mi fu portato via,
e nuove schegge di dolore emergono dal mio sangue,
mi lacerano il cuore
e non concedono tregua al pianto
che nascondo nei miei silenzi.
Alzo gli occhi al cielo e guardo
da un'altra parte per non morire adesso,
e scorgo ancora una manciata di stelle
da guardare,
ancora una manciata di promesse
da mantenere.
ALESSANDRO MARINO