Woto consiste in un tronco di legno massello di ciliegio selvatico, essenza pregiata e molto difficile da trovare in grandi dimensioni, che è stato scolpito manualmente fino ad ottenere una forma tanto semplice quanto affascinante e perfetta: un uovo.
L'interno è stato scavato e trattato con l'antica tecnica giapponese dello yakisugi (o shou sugi ban), che consiste nel bruciare fino a carbonizzare la superficie del legno per renderla più resistente. Una tecnica che riprende profondamente la filosofia di vita giapponese secondo cui: “La scoperta della bellezza è nell’imperfetto, nell’accettazione della vita e della morte“.
Questi aspetti si possono ritrovare nella scultura dove le imperfezioni del legno e la asimmetricità data dai processi manuali crea bellezza.
Dove un processo di distruzione e morte come il fuoco da vita ad una superficie completamente nuova e che non si può fare a meno di osservare. La distruzione genera forza e resistenza.
Il nome Woto gioca sull'assonanza della parola vuoto, ed indica la superficie vuota, scavata e bruciata al suo interno. Un gioco di parole che rimanda anche alla precedente opera Wovo.
Ogni Woto ha un design diverso, la parte vuota e bruciata è sempre diversa dall'esemplare che lo precede. Le crepe, i buchi e i cambi di tonalità sono elementi naturali di ogni pezzo di legno che rendono il lavoro finale ancora più unico.
Tutto il legno con cui sono realizzate le opere è legno di recupero che è stato "portato in salvo" in seguito a tempeste o abbattimenti.
Legno che sarebbe destinato a marcire o ad essere bruciato.
Woto vuole essere un'opera discreta, che non richiama prepotentemente lo sguardo su di sé ma che non si può fare a meno di osservare in tutti i suoi dettagli.