La presenza dell'assenza
In una serie di opere è stata ricavata pittoricamente una sorta di “finestra”, posta ad interrogare chiunque vi si affacci. Queste aperture non sono altro che la traccia di una mancanza, la presenza dell'assenza, dei vuoti che possono essere intesi come un'interruzione della continuità di successione di istanti che, sommandosi, vanno a costruire la storia di una vita. Sono le lacune dell'esperienza, le aree bianche dell'infanzia, rimaste “incalpestate” perché non vissute nel momento in cui potevano essere attraversate. Sono le zone del tempo e dello spazio in cui non siamo mai stati e in cui ci è impossibile tornare.
È la messa a fuoco di un istante incolmabile, un tassello mancante che conserva l'inaccaduto: un residuo di pura potenzialità. É il contrario dell'immagine, - se intendiamo l'immagine così come la intendeva Lévinas, un rappresentare, un mostrarsi, una figura che si dà - : è un qualcosa di imprendibile. È un'immagine che si dà nel suo sottrarsi, attraverso «il suo essere presente nel rifiuto di venir contenuta»1. Si regala allo sguardo pur riuscendo al tempo stesso a sottrarsi ad ogni luogo e ad ogni presa.
Ma ecco che proprio ciò che manca si fa porta, s'illumina e illumina. E, forse per la prima volta, si fa presente in «[...] un improvviso no che si trasforma in sì / come se il buio potesse illuminarsi». A fare in modo che questa apertura si stagli è un gradino “secco”, netto, che differenzia due tempi, il vissuto e il non vissuto. Infatti lo scarto non può essere colmato gradualmente, è necessario che l'occhio compia un «passaggio, che deve essere sempre un salto»2. Così la linea del perimetro non chiude e definisce soltanto, ma apre alla relazione con il possibile, l'infinito delle possibilità, senza volerlo ridurre a sé.
I riferimenti possono essere molteplici: la presenza dell'assenza fa riferimento al sentimento della saudade tanto cara ai portoghesi, e può spaziare dalla «parola scavata» di Ungaretti alla «casella vuota» di Deleuze, fino ad essere, semplicemente, parola controsole.
Dal punto di vista spaziale è un tentativo di sfondare la superficie pittorica per mettere in scena quell'assenza che rimanda ad un luogo altro e restituisce un'idea di spazio che va oltre la superficie bidimensionale del supporto. Solo attraverso lo sconfinamento nell'Altro si può fare esperienza di ciò che è proprio. Solo così l'istante ci è dato, solo così esso è davvero idea e pura possibilità.
1 E. Lévinas, Totalità ed Infnito. Saggio sull'esteriorità, Jaca Book, Milano, 1998, p. 199.
2 W. Benjamin, Il concetto di critica d'arte nel Romanticismo tedesco, (a cura di) N. P. Cangini, Mimesis, Milano, 2017.