Trattasi di un’opera ibrida tra
installazione e scultura che definirei viva. E in effetti lo è.
Essa nasce da una brutale suggestione suscitata da recenti
avvenimenti, a causa dei quali è inevitabile provare smarrimento e sconforto;
posti di fronte all’amara consapevolezza che tutto il teatro umano cui
apparteniamo composto di società, politica, economia parrebbe essere
irrimediabilmente corrotto e marcio nelle sue fondamenta, si trasale. Nelle
stanze dei grattacieli come nei post compulsivi (e disperati) dei social
network . Ma la corruzione collettiva è somma di corruzioni singole.
Quest’opera dunque nasce dall’esigenza di dare forma ad un
personale “sguardo di coscienza” col quale specchiarsi sotto pelle. Osservare
attraverso il cristallo oscurato e simmetrico quel movimento vibrante e
pulsante del contenuto nascosto ma vivo! sebbene simbolo di morte e marciscenza,
impone all’osservatore un inevitabile quanto necessario disgusto, verso
qualcosa che in quell’istante è non più fuori da se, ma si trasfigura dentro se
stesso. E pur nella sua brutalità, lo trovo un gesto di consapevolezza e dunque
di “guarigione”.
Di tale marciscenza, ho tentato di esorcizzarla facendone
arte. Un Aquarium volto al dentro del dentro.
La corruzione collettiva è una somma di corruzioni singole
Solo avvicinandosi all’opera ci si rende conto di quel
movimento quasi impercettibile, di cosa essa celi al suo interno. Da lontano, è
come ci appare tutto il resto del mondo occidentale moderno. Semplicemente
estetico. Da vicino, appare ciò che siamo.