CATEGORY
DIMENSIONS
100.00x150.00
YEAR
2023
TECHNIQUE
photography
PRICE
2300.00 €
ABOUT THE WORK
Material: paper
They Return To Their EarthNella storia dell’arte il rapporto fra corpo e paesaggio è stato declinato stabilendo una sorta di... Read More
They Return To Their Earth
Nella storia dell’arte il rapporto fra corpo e paesaggio è stato declinato stabilendo una sorta di gerarchia del dramma. Il corpo è sempre stato qualcosa di “storico”, mentre al paesaggio si è a lungo concesso uno statuto autonomo, idilliaco molte volte, rasserenante altre, di cornice altre ancora, di dolore in alcuni casi. Perché il capro espiatorio, oppure il feticcio del dramma o, al contrario, dell’utopia era sempre il corpo: un corpo su cui l’occhio dell’osservatore era costretto a soffermarsi per la sua preponderanza, per le sue specificità, fossero esse di bellezza ed equilibrio o di decadenza e caducità. Nel lavoro di Federico Masini il paradigma si inverte.
Innanzitutto va sottolineato che per Masini il corpo femminile non rappresenta l’erotismo: è altro. Si tratta di qualcosa di complesso, che riguarda una ricerca intorno alla dimensione dell’umano, di ciò che si palesa sul palcoscenico dell’esistenza e che deve trovare il proprio posto all’interno di una scacchiera che va costruendosi di pezzo in pezzo, in cui umano e naturale si intrecciano e finiscono per fondersi in un’unica narrazione. Ciò che troviamo in queste immagini concerne quello che con una semplificazione estrema si potrebbe definire “un umano del giorno dopo”, che si palesa quando le cose sono già accadute e l’irrimediabile (sia esso positivo o negativo) si è già consumato. Le immagini di questa mostra si situano a metà strada fra l’onirico e il drammatico, fra l’utopico e il distopico: c’è, insomma, la capacità di sintesi che il fotografo mette in scena fermando il proprio sguardo laddove inizia quello dell’osservatore.
La strategia narrativa riesce, infatti, a fondere due “bellezze”, quella della natura e quella del corpo, per fonderle in una storia che parla di noi, della nostra esistenza, del nostro vivere in bilico sul costante baratro della fine. Mai quanto oggi il nostro corpo, oltre che, ovviamente, la nostra coscienza, è chiamata a fare i conti con la finitezza delle risorse, con un ambiente che abbiamo sempre dato per scontato, e che, invece, ogni giorno è messo a rischio dai nostri medesimi comportamenti. E in queste immagini è proprio raccontato ciò che accadrebbe – accadrà? – se continuassimo così. Noi stessi, con la nostra carne e le nostre ossa, con la nostra fisicità, con le nostre aspirazioni, ci troveremmo di fronte a un palcoscenico desertificato, a una solitudine nella quale tutto quello che siamo perderebbe di significato perchè si troverebbe immerso in un silenzio assordante.
Nello sguardo fotografico di Masini si condensa un corpo che finisce per diventare universale, per rappresentare, anche nei suoi rimandi alla pittura simbolista, un’entità assoluta che racchiude nel particolare l’universale. In queste immagini che possiamo definire come non risolte sta tutto l’intento di sollecitare una riflessione in grado di muoversi da un interrogativo: qual è il mio ruolo in tutto ciò? È questa la domanda che chi guarda le fotografie di Masini finisce per porsi, senza trovare però una risposta urlata, quanto una suggestione, una scintilla che può essere recepita o meno. Il compito dell’artista è di sollecitare delle domande, indurre un’interruzione nel flusso di pensieri del quotidiano e provocare una sorta di salto di qualità dal ragionamento semplicistico alla complessità. In questa serie di fotografie, la semplicità del corpo inserito nella natura costringe a fermarsi e a deviare il proprio ragionare dalla discesa semplice verso approdi tranquilli, a un cammino più tortuoso, meno facile, ma più utile.
Marco Albeltaro
They Return To Their Earth
In the history of art, the relationship between the body and the landscape has been explored by establishing a kind of hierarchy of drama. The body has always been something "historical," while the landscape has long been granted an autonomous, often idyllic, and at times soothing role—a frame or even a source of pain in certain cases. Because the scapegoat or fetish of drama, or conversely, of utopia, has always been the body: a body on which the observer's eye is compelled to dwell due to its preponderance, its specificities, whether they are qualities of beauty and balance or decay and transience. In Federico Masini's work, the paradigm is reversed.
First and foremost, it should be emphasized that for Masini, the female body does not represent eroticism: it is something else. It is a complex entity that involves an exploration of the dimensions of the human, of what manifests itself on the stage of existence and must find its place within a chessboard that is constructed piece by piece, where the human and the natural intertwine and eventually merge into a single narrative. What we find in these images concerns what could be simplified as "a human of the day after," which emerges when things have already happened and the irreversible (whether positive or negative) has already taken place. The images in this exhibition lie halfway between the dreamlike and the dramatic, between the utopian and the dystopian. In essence, there is the capacity for synthesis that the photographer stages by pausing his gaze where the observer's gaze begins.
The narrative strategy succeeds in merging two "beauties," that of nature and that of the body, and blending them into a story that speaks about us, about our existence, about our precarious balance on the constant precipice of the end. Never before has our body, as well as our consciousness, been so called upon to reckon with the finiteness of resources, with an environment that we have always taken for granted, and which, instead, is endangered every day by our own behaviors. And in these images, what would happen—will happen?—if we continue like this is precisely depicted. We ourselves, with our flesh and bones, with our physicality, with our aspirations, would find ourselves facing a desertified stage, a solitude in which everything we are would lose its meaning because it would be immersed in a deafening silence.
In Masini's photographic gaze, a body condenses and becomes universal, representing, even in its references to symbolist painting, an absolute entity that encapsulates the universal in the particular. In these images, which we can describe as unresolved, the entire intention is to stimulate a reflection that can arise from a question: What is my role in all of this? This is the question that those who look at Masini's photographs end up asking themselves, without finding a shouted answer, but rather a suggestion, a spark that can be received or not. The artist's task is to provoke questions, to induce an interruption in the flow of everyday thoughts, and to trigger a kind of leap from simplistic reasoning to complexity. In this series of photographs, the simplicity of the body inserted into nature forces us to pause and divert our thinking from a simple descent towards calm harbors to a more winding, less easy, but more meaningful journey.
Marco Albeltaro
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