Ho vissuto la mia infanzia in una casa frequentata da artisti: dal Molinari e Pontecorvo, ad Alessandri, Schawb, e altri del movimento Surfanta di Torino. L'odore dell'olio di lino, dei colori ad olio, permeava le mie giornate da bambino; tre...
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Ho vissuto la mia infanzia
in una casa frequentata da artisti: dal Molinari e Pontecorvo, ad Alessandri,
Schawb, e altri del movimento Surfanta di Torino. L'odore dell'olio di lino,
dei colori ad olio, permeava le mie giornate da bambino; tre pareti
completamente disegnate dal genio di Molinari e Pontecorvo riempivano i miei
occhi dei loro tratti sinuosi e precisi ogni giornata accompagnandomi dalla
camera alla cucina. Ciò nonostante le mie velleità artistiche si sono dirette
verso la terza dimensione: la scultura. Scolpire per me è creare, è dar forma
ai miei pensieri materializzandoli. Ho scolpito in legno, in pietra, fuso in
bronzo, modellato in ceramica solo per me, per la voglia di sperimentare, di
fissare quel che avevo in mente. Ho fatto tutt'altro di mestiere nella vita,
per cui l'attività artistica è sempre restata ai margini, salvo negli ultimi
otto-nove anni, dal 2011, dove si è ripresa la scena. L'intenzione era
finalizzare il mio lavoro anche dal punto di vista economico per cui mi sono
orientato verso la realizzazione di complementi d'arredo in legno pregiato,
strizzando l'occhio quindi al design.
Se non che, complice la non sopita voglia di sperimentare, scopro il cartone
come possibile materiale per nuove creazioni: imparo a conoscerlo con le prime
realizzazioni, passo quindi ad una buona padronanza del materiale e nasce la
voglia di capire di più. Mi riempio gli occhi delle realizzazioni di Giles
Miller e Chris Gilmour: così come io mi stupisco e resto affascinato dai loro
lavori, voglio che altrettanto accada per chi osservi i miei. Stupire è il
must, elevare il cartone a materiale nobile, per opporsi al comune pensiero di
materiale da scarto, la mia missione: i miei oggetti si complicano di
meccanismi e di movimenti, ormai è ingegneria mista ad arte, stupire certo, ma
anche superare il materiale, farlo dimenticare per portare l'attenzione
dell'osservatore solo sulla funzionalità e sull'estetica. I miei oggetti ormai
non sono più fatti di cartone, ma di un nuovo materiale da esso derivato: la
gente spesso si chiede che materiale sia, dove riesca a trovarlo, non come
abbia fatto a realizzarlo. Questo differenzia ogni mio oggetto da tutta la
produzione in cartone: aver liberata la forma dal materiale.