Spirulina Green è l'ultimo in ordine di tempo di colore a olio realizzato esclusivamente con sostanze naturali che ho confezionato per una sperimentazione condivisa con altri artisti. Essendo costituito da un'alga ha scarsa persistenza ai raggi UV, se il dipinto viene esposto ai raggi del sole tende a mutare e poi a svanire.
I colori a olio naturali nascono a margine della mia ricerca artistica, negli anni ho raccolto materiali diversi, li ho fatti essiccare, sminuzzati, triturati, filtrati e impastati con vari leganti per realizzare delle pitture utilizzabili. La maggior parte di questi esperimenti non ha dato risultati adoperabili, solo alcuni li ho potuti effettivamente impiegare in pittura. Nel maggio 2020 sono riuscito a confezionare in tubetti di alluminio una discreta quantità di colore a olio grigio cenere, uno dei colori più stabili che ho sin qui prodotto.
Ho deciso di cominciare una sperimentazione condivisa spedendo i tubetti ad altri artisti che hanno dimostrato interesse nello sperimentare con un colore grezzo e a rendermi partecipe delle loro impressioni sul colore testato. Ad oggi la sperimentazione ha coinvolto oltre ottanta artisti, tra i quali Miltos Manetas, Mimmo Paladino, Luca Bertolo, Gabriele Di Matteo, Vedovamazzei, Cleo Fariselli, Nazzarena Poli Maramotti, Matteo Fato, Paola Di Bello, Daniele Giunta, Luca De Leva, Thomas Braida e Gianni Politi.
Tengo per me solo la quantità di colore che mi serve per dipingere e il tubetto numero 0 di ogni lotto prodotto che è a tutti gli effetti un’opera. Il tubetto 00 del lotto 01 è stato esposto presso la Turner Carroll Gallery di Santa Fe, all’interno della mostra Solstice curata da Judy Chicago (parte del progetto Create Art for Earth lanciato da Hans Ulrich Obrist assieme a Judy Chicago e Jane Fonda). Il tubetto 0 del lotto 02 sarà esposto presso Fondazione Pastificio Cerere a Roma nella mostra Refolded, mentre quello del lotto 03 è attualmente esposto presso Kunsthalle Chiavari in un progetto espositivo curato da Giancarlo Norese e Paola Pietrovane.
Li chiamo the wrong colours perché non testo in laboratorio la persistenza dei pigmenti, sono come quei colori che i pittori dei secoli passati creavano nei loro studi in maniera sperimentale per la necessità di avere una determinata tonalità e che solo con il passare del tempo si è capito se erano adatti a durare nei secoli o se avrebbero trasfigurato le opere dei loro autori mutando o cancellandosi completamente. I miei colori non sono meglio di quelli in commercio e non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli che venivano creati nelle botteghe degli artisti del passato, si tratta esclusivamente di colori frutto di un processo indipendente di ricerca sui materiali e la possibilità di trasformare una sostanza in pigmento e poi in colore a olio, con tutti i limiti che ne conseguono.