Visualizzare il vuoto è un operazione a dir poco complessa ed allo stesso
tempo catartica, in quanto questo ci impone un lavoro di richiami, di rimandi, senza imporsi come finito, dandoti il compito di lavorare di immaginazione o di accettarlo per quello che è, un negativo, un vuoto formale.
Grazie al suo non essere finito, pieno, l’osservatore riesce a instaurare dei
rapporti inconsci e soggettivi tra le diverse immagini che si creano sulla superficie negativa.
La rimozione che effettuo dal calco è completata dalla scelta stessa di esporre proprio quel momento.
Cio che non c’è, è lasciato come sospeso nel tempo, il rimosso è l’opera stessa, il calco non effettua alcuna sostituzione, non c’è consolazione immediata
di ciò che era il tempo e lo spazio dell’evento.
Evidenziare l’ assenza di una pre-esistenza è ciò che attiva l’immaginazione
stessa, come quando ci si trova, accidentalmente, in presenza di un’ impronta, siamo spinti a tornare in dietro nel tempo e nello spazio ed allo stesso
tempo ci si proietta verso il possibile futuro.