Quest'immagine è tratta da un reportage fotografico estivo compiuto a scopo autoironico nel 2019, durante un mio soggiorno parigino, diretto colloquialmente ad amici e parenti tramite WhatsApp: a quell'epoca ero infatti alle prese con un acutissimo stato d'insonnia, iniziato durante un ricovero ospedaliero, che si protraeva ormai da molti mesi. Sono portato a credere che in questa penosa condizione il mio organismo debilitato abbia prodotto episodi di straniamento mentale capaci d'indurre un'anomala sensibilità percettiva, focalizzando la mia attenzione ottica su dettagli del contesto che in condizioni normali mi sarebbero probabilmente sfuggiti. L'opera, eseguita del tutto estemporaneamente, dopo l'unico scatto iniziale richiesto ha soltanto minime correzioni di contrasto e saturazione. Anche i suoi margini sono rimasti quelli originari. A differenza delle altre foto del reportage, che consistono in una sorta di selfie onirici, essa riproduce l'incontro fortuito fra trasparenze luminose e riflessi sulla superficie deformata d'un oggetto. Il titolo che le ho attribuito deriva da un particolare episodio del racconto fantastico illustrato "Piccola scorribanda notturna (senza bottino) nella macchia cieca ", un mio testo narrativo sorto dal reportage fotografico e centrato sul tema della dormiveglia.
L'irripetibilità dell'improvvisazione creativa da un lato e l'austera ricerca di formule universalmente ripercorribili e trasmissibili dall'altro individuano, secondo mentalità diffusa, due avverse attitudini artistico-operative inconciliabili. Tuttavia esse non esprimono propensioni fra loro necessariamente ostili: forse entrambe andrebbero piuttosto considerate quali fasi alterne e complementari d'un processo binario, i passi destro e sinistro nel nostro naturale incedere avanzando. Ma può darsi che altre simili " false antitesi", retaggi caparbi di vicende culturali più o meno remote, vadano respinte per poterci affrancare da atteggiamenti pregiudiziali e manichei inclini a negarci consapevolezze non Ancora Raggiunte: Culture "tecnico-scientifiche" contro "umanistico-letterarie"; visualità, sonorità o verbalità scisse fra loro; figurazione contro astrazione; esuberanza contro rigore; realismo contro soggettivismo; sperimentazione contro divulgazione. Ogni categoria mentale è solo uno strumento artificiale che, proprio perché strumento, ha una sua utilità solo provvisoria, storica: la realtà non si compone di comparti stagni.