Nell’interpretazione dei sogni ,Freud spiega che chi sogna di vagare per la città senza
vestiti è qualcuno che ha timore di mostrare la propria vulnerabilità e di
ricoprire un ruolo di cui non si sente essere all’altezza: nelle fotografie di
questo artista ci ritroviamo in un mondo metafisico che appartiene alla sfera
onirica, siamo sorpresi nel vagare in mezzo a creature che provengono da mondi
diversi dal nostro, alcuni sembrano demoni, altri angeli, altri ancora alieni o
avatar appartenenti a dimensioni lontane.
Ci abbagliano con i loro colori accesi e contrastanti, ci
affascinano osservando la loro pelle magicamente contraddistinta da simboli e
disegni, ma se osserviamo attentamente, ci accorgiamo che sono persone come
noi, che mostrano fieri quella che è la loro maschera. È lecito chiedersi se
quella che indossano sia una corazza socio-culturale, un modo per sembrare
qualcuno che non si è, per nascondere quello che provano dentro, oppure sia la
manifestazione fisica della loro anima e del loro ricco mondo interiore.
Questi personaggi, che richiamano vari artisti quali Arcimboldo
e le sue composizioni di vegetali, oppure Salvador Dalì con i suoi orologi
mollicci e fatiscenti, sembrano dipinti come le popolazioni tribali, che
utilizzano il colore come simbolo di forza spirituale nel compiere i riti
propiziatori, non si nascondono nella loro nudità, ma la esibiscono arricchita
di figure e colori sgargianti, come per urlare che non si vergognano di chi
sono o di chi vogliono essere.
Valter Merlo, come un Giorgio De Chirico degli anni 2000,
estrapola i personaggi dai luoghi in cui li fotografa, per accompagnarli in un
ambiente fantastico e surreale, che a noi appare fuori dal comune, ma nel quale
queste figure si trovano a proprio agio, come se l’artista li avesse finalmente
collocati nel luogo in cui dovrebbero essere.
Chiara Pozzobon
Critica
e curatrice d’arte