Ho creato “Scie liquida” prendendo come spunto le correnti marine.
Scie e percorsi che portano con sè la vita di ogni essere vivente che le percorrono liberamente nel loro migranti e le utenti per il proprio sostentamento, in un continuo divenire e rigenerarsi.
Tracce che si moltiplicano e si incrociano senza mai interferire con altri sistemi, in un bilanciamento di forza della natura e debolezza del singolo.
Il soggetto che si fonde con la materia. Uniti, amalgamati tra loro da un processo che parte da lontano e che muta continuamente.
L'azzurro dell'infinito della profondità degli abissi, si fonde con la superficie solcata e ferita dall'uomo, che non riconosce il potere rigenerante del creato e, di più, lo vorrebbe assoggettare al suo volere.
Superficie come sinonimo di superficialità dell'essere umano, riconosciuto come essere senziente
e decisionale, ignorante rispetto alla totalità della VITA. Inconsapevole nella sua mancanza di interazione con la natura, con il mondo animale e vegetale.
Acqua lesa e offesa dalle scorie umane, densa e opaca.
Liquida nell'essere solcata da esseri viventi.
Dovremmo tornare a riconoscere il valore della vita in simbiosi con la natura, perché questa è l'unica modalità per mantenere l'esistenza di ogni essere vivente.