Sono un artista che vive e lavora fuori dal suo paese d’origine, l’Iran. La storia e l’identità sono i due temi fondamentali che caratterizzano i miei lavori e, anzi, ne costituiscono l’essenza. George Orwell una volta disse: "Il modo più efficace per distruggere le persone è negare e cancellare la propria comprensione della loro storia". Questa frase descrive perfettamente la storia recente del popolo iraniano, che per decenni ha subito decisioni ed eventi socio-politici senza alcuna possibilità di riflettere sulla sua identità o provare a plasmarla.
I miei lavori si concentrano su questo intreccio tra il background culturale di un popolo e gli eventi socio-politici che ne condizionano la traiettoria storica, generando una situazione di angoscia e ambiguità. Nei miei dipinti ricorre l’immagine simbolica della ferrovia. Questa è una piattaforma per contemplare la propria identità. Utilizzando vari elementi come l’ambientazione in un paesaggio senza sole e bagnato dalla pioggia, vuoto, sul quale si stende un labirinto di binari che a volte passano all’interno delle case, i cipressi sparsi qua e là, i capannoni abbandonati, i treni (che non siamo riusciti a prendere) e le rocce, cerco di creare metaforicamente in quest’opera degli ambienti “distrutti” e irreali, ma necessari per costruire uno stato mentale in cui individuare le direzioni giuste in mezzo agli incroci di binari illogici.
Il ponte scordato è un promemoria dell’identità distrutta. È un'immagine in cui ogni dettaglio è un simbolo delle implicazioni sociali delle decisioni politiche, e vuole essere un monumento culturale e popolare a memoria dei pezzi di identità che sono andati persi per sempre o che verranno distrutti in futuro. È un tentativo di creare un’immagine e un’opera che inviti il pubblico al silenzio e gli dia un'opportunità di contemplare, riconoscere e riaffermare la propria identità.