“Ophelia, piangi?”
“Sì”
“Perché piangi? Sei triste?”
“E’ che, se piango, i miei pensieri diventano più leggeri”
“E come si fa? Anche io vorrei piangere”
“Perché?”
“Perché non sempre mi ritrovo.”
“Piangendo i miei pensieri si sono sciolti e sono diventati immagini in libertà, ora sono pronta per custodire i tuoi.”
“Da dove posso iniziare a cercarmi?”
“Perché non provi a ri-creare la mia testa?”
“Prendi una matita e lascia andare la tua mano finché avrà una storia da raccontare”
“E se sbaglio?”
“Tu inizia a disegnare…”
Ophelia deriva dal greco ofeleia ovvero colei che aiuta, che assiste; ma Ophelia è anche la triste e folle giovane amata da Amleto.
Ma che c’entra questa storia con la nostra di Ophelia?
Scomoderò per l’occasione il neuro scienziato Giacomo Rizzolatti, lo scopritore dei neuroni a specchio.
I neuroni specchio sono particolari neuroni individuati inizialmente nell’area cerebrale motoria, ma poi trovati anche nelle aree emozionali del cervello. I neuroni specchio si attivano sia quando compiamo un’azione sia quando la immaginiamo o la osserviamo. Per il nostro cervello è come se noi stessimo facendo quell’azione, come in uno specchio.
Ophelia è questo.
Ophelia è uno specchio che ci consente di sperimentare le emozioni che non sempre ci permettiamo di provare. Poter vedere la sua testa tormentata, triste, felice ci aiuta a ridisegnare quelle stesse emozioni dando voce a sentimenti a volte così difficili da esprimere.
Ma Ophelia è anche altro.
Con Ophelia si può viaggiare alla ricerca dell’isola che non c’è, si può ridisegnare quella mappa che è la testa dei bambini tanto ben descritta da James Barrie in Peter Pan.
Ophelia è anche quella di Shakespeare, divisa tra l’obbedienza al padre e l’amore per Amleto, una giovane che non ha fiducia nella propria identità.
Ognuno di noi vive dentro si sé parti di incertezza su chi siamo, cosa vogliamo, che emozioni proviamo.
Ophelia ci offre se stessa per identificarci con lei. Contemporaneamente, attraverso la costruzione e ricostruzione della sua testa attraverso il nostro disegno libero istintivo, eccentrico, originale, le doniamo parte di noi.
Ed è in questo gioco di specchi che Ophelia ci consente un dialogo interno, alla continua ricerca della nostra identità.
“Le menti degli uomini sono specchi di altre menti”
Hume