PERCORSO ARTISTICO Far rivivere i luoghi dell’abbandono attraverso scatti fotografici significa personalmente assaporare una nuova avventura: scoprire nuove connessioni fra l’Arte e l’Obiettivo. Parte da qui un percorso artistico che accosta, anzi sovrappone alla fotografia del presente l’arte pittorica del...
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PERCORSO ARTISTICO
Far rivivere i luoghi dell’abbandono attraverso scatti
fotografici significa personalmente
assaporare una nuova avventura: scoprire nuove connessioni fra l’Arte e
l’Obiettivo. Parte da qui un percorso artistico che accosta, anzi sovrappone
alla fotografia del presente l’arte pittorica del passato.
Ritengo il mio progetto frutto di esperienze diverse che si
incontrano. Tale diversità nasce dall'incontro
di due diversi linguaggi visivi. Il primo è l'esperienza emotiva prodotta dal mio
scatto fotografico; il secondo linguaggio è rappresentato dall'attribuzione di
un dettaglio pittorico del passato che viene da me collocato in quello scatto,
dando vita ad un nuovo corpo. Nella opera così finita, grazie ad una tecnica
digitale, l'immagine fotografica da essere realtà oggettiva diventa onirica,
perchè mostra il racconto di quella che è la mia idea del luogo, del come
poteva essere e di come per me diventa dopo
l'inserimento di personaggi dell'arte pittorica, immagini che raccontano
la nuova verità , la nuova vita, la nuova oggettività... Sono proprio queste
immagini del passato pittorico a diventare più forti dell'immagine
reale-oggettiva rappresentata dalla fotografia in sè. Obiettivo, intenzione che
sottende tutta la serie delle opere del mio percorso progettuale, è usare la
foto come telaio su cui " dipingo " digitalmente una immagine
presente nella mia mente e poi magicamente ritrovata in un quadro del passato.
Dunque questi luoghi deserti diventano i miei topoi dell'anima in cui antichi
personaggi prendono vita sulla realtà morta: un cielo di Van Gogh colora e
illumina il grigiore di un vecchio laboratorio industriale; i ballerini si
accingono a vivere la loro frenetica danza “ Belle epoque “ all’interno di un
capannone grigio e spento ; su un ingresso abbandonato e logoro la mamma
racconta alla sua figliola della vita in uno scambio tenero di tradizioni e di esperienze (Silvestro
Lega).
1855 - Artois de Vienne disse : "Prima che sia passato
un secolo questa macchina ( fotografica ) sarà il pennello, la tavolozza, i
colori, l'abilità, l'esperienza....; quando la dagherrotipia sarà cresciuta,
allora il genio l'afferrerà per la nuca e griderà forte LAVOREREMO
INSIEME!"
Io ci credo e ci provo.