Mi sono diplomato al Liceo Artistico a
Firenze. Ho proseguito i miei studi, laureandomi all'Accademia di
belle Arti di Firenze, scegliendo la sezione scultura. Era verso le
arti plastiche che si rivolgevano principalmente i miei interessi.
Ebbi la fortuna di avere come
professori, due bravissimi artisti: Vittorio Fumasi (rappresentante
per l’Italia, in qualità di commissario, presso la commissione
internazionale per la selezione delle sculture elle Olimpiadi di
Pechino 2008) e Giuseppe Liberatore, allievo di Fazzini e Mastreoianni.
La mia scultura, inizialmente
figurativa, si è rivolta verso l'astrattismo geometrico. Concependo
i miei lavori, come giochi di linee di forza, volumi e contro volumi.
Oggetti per catalizzare la luce e giocare con la sua mutevolezza.
Inserirsi nell'ambiente come elemento di sintesi. E' grazie a i miei
due maestri dell'Accademia, che ho imparato a concepire la scultura
come qualcosa di estremamente dinamico. Che muta nel tempo
dell'osservazione a seconda dei punti di vista dello spettaore. Più
simile concettualmente al cinema che alla pittura e alla fotografia.
Dal 2015 invece, mi sono rivolto
principalmente alla pittura.
I miei primi quadri erano tutte tempere
ad acqua. Spesso su cartoni di recupero e talvolta su tela.
Erano realizzati mediante infinite
velature trasparenti sovrapposte. Oppure con tratti rapidi di
pennello. A volte ho usato la pittura ad olio. Sinceramente, la
tecnica per me è indifferente, E solo strumentale al raggiungimento
di ciò che voglio fare.
Quasi tutti i miei primi quadri erano
figure umane e ritratti. Erano di tipo che io definisco
espressionista. Nel senso che, quello che mi interessava, era
esprimere l'interiorità del soggetto. Dare allo spettatore delle
sensazioni psicologiche. Raffigurare l'uomo, il suo Essere, nel
contesto complesso della quotidianità.
Queste opere, sono piaciute molto. Ma
mi sono reso conto, che il soggetto, disturbava ciò che volevo
trasmettere. Creava come un'interferenza tra ciò che volevo
esprimere col colore, e l'elemento raffigurato.
In realtà, avevo sempre concepito
questi quadri figurativi, come astratti. Il soggetto doveva essere
secondario rispetto al colore.
Ho quindi elaborato un mio linguaggio
non figurativo.
Sono partito con composizioni
geometriche, per poi rapidamente passare a quadri informali. Che sono
attualmente il cuore della mia ricerca.
Nei quadri informali, parto da
suggestioni della natura. Da cui traggo solo i principi generali.
Tramite il gioco dei colori e tecniche miste piuttosto complicate,
lascio spazio alla casualità.
Casualità che è sempre comunque
controllata, diretta e modificata da me. E cerco di trasmettere delle
sensazioni allo spettatore.
Mi piace sentire le osservazioni degli
spettatori. Ognuno ci vede qualcosa di diverso. E quindi
probabilmente, qualcosa che ha dentro di lui.
Alla fine, spero di lasciare a chi
guarda delle sensazioni positive, dei momenti di distrazione o di
riflessione.
Ho partecipato a numerose mostre
collettive. A Firenze, Milano, Roma, Ragusa, Lucca, Diamante.
Un mio piccolo quadro a tecnica mista
su carta, fa parte della collezione del Consiglio Regionale Toscano.