Arvin Golrokh
My research in the visual arts focuses on the elaboration of traditional techniques, in particular painting and drawing. I use the language of figuration by studying how forms known to the human eye interact with abstract forms to create unpredictable images, difficult to recognize at first glance. I let my works be contaminated by the destructive flows of dominant politics: I don't try to hide them, but to reveal them. For me, creation must not serve as a shelter or an escape route, it must embrace boredom to be the demonstration of reality, to be annoying in form when the context is annoying. A boring reality must have a boring demonstration. Creation is consumption when destruction becomes objective. The search for money, technical-scientific development, massive industrialization and technocracy are usually the themes I deal with, starting from the critique of society and the comparison between present and past to highlight aspects that characterize the bourgeois class: loneliness, competitiveness, the paradoxical lack of communication, standardization.
Nationality: Iranian Based in Turin, Italy
- 2019: Master's degree in painting at the Albertina Academy in Turin - 2016: Bachelor's degree at the Albertina Academy in Turin - 2010: High school of art (Tehran)
Awards
2020 • Finalist in the Combat Prize contest - painting category (Livorno)
2019 • First prize in the Mestre Painting Award contest (Venice)
2019 • Second prize in the Nocivelli award (Brescia)
2019 • Third prize in the San Giusto Canavese contest
2018 • Scholarship from the Mestre Painting Award contest (Venice)
Exhibitions
2020 • Corpi Pe (N) santi - Palazzo Borgatta, as part of the conference "The liberated body: for a historical semantics of physicality" organized by the Ethno-Anthropological Laboratory in Rocca Grimalda (AL) with the patronage of the University of Genoa
2020 • In Our Eyes, Crag Gallery, group exhibition, Turin
2019 • Work acquired from the collection of Cà Pesaro and the Civic Museums of Venice for the Mestre Painting award
2019 • Personal exhibition of the winners of the concrete Nocivelli Prize at Palazzo Martinengo (Brescia)
2019 • Work acquired by the editorial staff of the Gazzettino di Venezia
2019 • Bipolar Passion, group exhibition at the Bevilacqua La Masa Foundation, Tito palace, Venice
2019 • Work on display in the second edition of FISAD at the Accademia Albertina in Turin
2019 • A Metal Frisa, group exhibition at the former Gallo Bartolomeo firm, Turin
2018 • Torino Here4, group exhibition at La Cavallerizza (Turin)
2018 • Paratissima, Turin
2017 • Torino Here3 Clap, group exhibition at La Cavallerizza (Turin)
2017 • Finalist of the Gramsci Torino Estate competition
2015 • Artando, permanent exhibition, San Giovanni Rotondo, Foggia
2015 • Incisive Sense of The Body, group exhibition at the Albertina Academy in Turin
2013 • Sotto Torchio, group exhibition at the Albertina Academy in Turin
2011 • Honarestan Honaryae Ziba, collective exhibition at Visual Arts School, Tehran
pubblicazioni
• « Corpi Pe(N)santi - Palazzo Borgatta, al Rocca grimalda, 29 Settembre 2020
• «Il Premio Mestre di pittura ad un artista iraniano», ilgazzettino.it, 29 Settembre 2019
• «Premio Mestre i vincitori esporranno a Ca’ Pesaro», nuovavenezia.gelocal.it, 30 Settembre 2019
• «Una Frisa di Metallo», artribune.com, 4 Novembre 2019
• «La vita di Gramsci diventa arte: in vetrina le opere dei ragazzi», lastampa.it, 2 Novembre 2017
• «Mostra passione bi-polare all'istituzione Fondazione Bevilacqua la Masa - Palazzetto Tito Venezia», informazione.it, 10 Novembre 2019
• «Arvin Golrokh, quando la pittura esplora senza pregiudizi i templi della Scienza», stilearte.com, 30 Ottobre 2019
Bibliografia
Recensioni
•Filippo Mollea Ceirano, “Il corpo e i suoi legami: Arvin Gorlokh”. Catalogo della mostra “corpi pensanti”
Arvin Gorlokh (1992), iraniano che da tempo vive e lavora in Italia, utilizza essenzialmente le tecniche tradizionali della pittura (preferibilmente olio su tela o tavola) e del disegno. Nelle sue opere le forme della figurazione tradizionale sono elaborate, scomposte, frammentate, si dissolvono in immagini che spesso devono essere a lungo osservate e studiate prima di rivelarsi.
Spiega egli stesso: «lascio che le mie opere siano contaminate dai flussi devastanti delle politiche dominanti: non cerco di nasconderli, ma di svelarli. Per me la creazione non deve servire da riparo o da via di fuga, deve accettare di essere noiosa per essere la dimostrazione del reale, di essere fastidiosa nella forma quando è fastidioso il contesto. Un reale noioso deve avere una dimostrazione noiosa».
Nei suoi quadri il corpo è spesso soggetto sofferente, prigioniero, vittima delle grettezze dell’episteme borghese o della violenza di classe, come in Alpha soldato, dittico in cui il cadavere di un miliziano, pur manifestando tutti i segni della morte e dell’inizio della decomposizione, pare continuare a tenere la posizione eretta e cercare di interagire con l’ambiente circostante. Anche il tema dell’assenza di comunicazione, della soggezione alle tecnologie imposte dal potere è trattato con grande forza critica: nell’opera Idrofobia di Stato senza guinzaglio un gruppo di persone osserva la figura, frammentata e scomposta, del ‘cane robot’ usato in alcuni paesi come strumento di imposizione delle disposizioni anti-pandemia, mentre sulla destra si intravede la forma evanescente di un cane, simulacro dell’animale vivente obliterato dal suo surrogato tecnologico. L’immagine della ‘macchina’ incombe sugli esseri umani, che si trovano in una posizione sottomessa, di soggezione e, dal canto loro, guardano all’apparecchio con animo misto di timore, ammirazione, illusoria aspettativa di una sua funzione salvifica.
•Daniele Astrologo Abadal, Catalogo della mostra “Homo crisis”
La critica della società, l’analisi delle sue ombre avviene col mezzo pittorico, la sua capacità di rappresentare il mondo, mostrandone i lati più riposti. Per farlo Arvin Golrokh ricorre a una pennellata che destruttura la realtà, ne smuove le certezze custodite al suo interno preservandone un’immagine d’insieme. Si riconosce in questa modalità una critica di sintesi applicata a soggetti classici e per questo sempre attuali: scene d’interni, vedute industriali di periferia, ritratti di persone, un mattatoio … tutti soggetti carichi di un espressionismo travolgente. La messa in crisi dell’umanità, come suggerisce il titolo avviene in questi termini e trova riscontro nell’astrazione dei paesaggi, nel vuoto e nel silenzio assordante delle masse e dell’individuo. Crisi antropologica della società contemporanea vittima dell’incalzante progresso e della perdita dei valori che porta alla solitudine dell’individuo e all’assenza di comunicazione. Un senso di autodistruzione presente nella forza esplosiva del colore e una sensazione di spaesamento nella perdita di riferimenti spaziali la cui liquidità sfugge ad ogni ancoraggio razionale.
•Maria Chiara Cardini, commento a De medicis sul Catalogo dei vincitori del premio Nocivelli
L’opera de medici dell’artista Arvin Golrokh, secondo classificato nella sezione pittura, è un grande olio su tela quasi monocromatico.
Originario di Teheran, dove si diploma presso la Art School of Fine Arts, Golrokh conclude gli studi specialistici a Torino all’Accademia Albertina.
La materia pittorica posta sulla tela con grande consapevolezza e libertà, mette in scena attraverso una tavolozza cromatica scarna la “storia della sopravvivenza” umana. L’osservazione di una sala operatoria diventa per l’artista il pretesto per una riflessione sul rapporto tra lavoro e potere. Nello spazio del quadro si svolge la tragedia della conservazione, dove le figure dei medici – nuovi demiurghi – si contrappongono alla finitudine del corpo di un paziente. I personaggi appaiono chiusi nel loro mutismo pur interagendo all’interno dello stesso luogo di terapia.
La qualità nervosa del gesto pittorico unita a una vibrante vivacità, accentua il senso realistico della rappresentazione, anche ispirata da fotografie d’epoca scomposte e ricostruite al fine di creare una rappresentazione unica, nata dall’idea primigenia del pittore. Un collegamento tra passato e presente che sollecita le impressioni più profonde del genere umano, legate al timore della morte e all’aspettativa di una possibile salvezza.
•Philippe Daverio, commento a Il libro funebre supremo sul Catalogo del premio Mestre
Per la qualità del gesto pittorico, la capacità di condurre la materia e l’evocazione di misteri arcani accumulati nella storia pittorica del Novecento.