Luana Gibaldi, nasce
a La Spezia città dove tutt'ora risiede. La sua formazione artistica e la
passione per l'Arte, nasce letteralmente tra le mura domestiche; è dalla madre
infatti, che inizia il prima approccio con le tecniche pittoriche.
Contemporaneamente, grazie al cugino Salvatore Marrali, allora alunno
dell'Accademia delle Belle Arti di Firenze, della scuola di Pittura di Gustavo
Giulietti, inizia a conoscere, anche personalmente, personaggi come Saverio
Vinciguerra, Calogero Condello ed Emilio Vedova. Si può dire, quindi, che fin
dalla nascita, ha potuto ammirare diverse opere e stili di artisti, che hanno
influenzato e iniziato il suo linguaggio stilistico e poetico: dalla madre Rosa
Incorvaia, eredita la passione per la natura, e la osserva attentamente mentre
dipinge fiori "luminosi" che prendono forma da impasti di colore
molto materici; dal cugino e da Emilio Vedova conosce l'Arte Informale, che
rimarrà per lungo tempo attratta da quelle linee sospese nello spazio, tanto
impetuose e decise. Proprio in quel periodo, inizia una serie di disegni
"a inchiostro" ispirati agli "anagrammi giapponesi"; sono
segni forti, netti, che si fondono armoniosamente con elementi decorativi.
Con l'uso del pennino con la china, nasce la
sua evoluzione artistica: per molti anni sperimenta questo strumento, e quando
a 8 anni circa, impara a suonare il Pianoforte, accosta il Bianco e Nero dei
suoi disegni, ai tasti, come se dentro di lei dialogassero la Pittura con la
Musica. Fino al Diploma Magistrale, il suo unico obbiettivo è quello di
rappresentare le emozioni che le vengono trasmesse dalla musica; oltre a saggi
e concerti di Pianoforte, sente il bisogno di creare delle "armonie di
segni", come se fosse uno "spartito pittorico" che vibra oltre
lo spazio finito del foglio. I segni neri, nelle sue Incisioni in particolare,
si "liberano"quasi per gioco, come fossero i "solisti" e
veri protagonisti di un concerto pittorico.
Gli anni frequentati all'Accademia delle
Belle Arti di Carrara, hanno dato una profonda maturazione al suo lavoro
artistico. Grazie all'insegnamento del suo prof. Omar Galliani, ha approfondito
lo studio della figura umana con disegni a matita o carboncino. Passata alla
cattedra del prof. Andrea Granchi, ha iniziato un lungo lavoro di
"passaggio" tra il segno e la materia: i suoi lavori sono dittici o
trittici, componendo una sintesi figurativa che passa dal segno, al graffio,
alle sgocciolature fino al materico. Arriva a questa successione di stati, man
mano che si avvicina all'Alchimia, scoprendo la similitudine con i passaggi
alchemici, necessari e indispensabili per arrivare alla sospirata "Pietra
Filosofale" che nell'Arte, per lei, simboleggia la creazione di un'opera
armoniosa ed equilibrata. Ormai, non rappresenta più ciò che sente con la
musica, non è più una pura "descrizione musicale" di un sentimento,
ma scopre che la "vera essenza" è dentro l'essere umano; e come
l'uomo porta avanti la sua strada per arrivare alla felicità, così l'Artista è
chiamato ha dare vita a quelle emozioni e sensazioni che sono già presenti in
lui. Non si preoccupa del soggetto da prendere in considerazione, anche se
appaiono spesso elementi naturalistici, ma di essere trasportata in una
dimensione lontana dall'apparente realtà. Ha preso piede un significato molto
più profondo, spirituale, che non lascia spazio a false indagini, ma vuole solo
trasmettere un messaggio che può evolversi e cambiare in qualsiasi momento,
attraverso un percorso interiore. L'Alchimia diventa l'argomento della sua
tesi, ed in particolare il rapporto tra Artista-Alchimista, che le vale il voto
di 110 e lode col Prof. Umberto Bisi nel 2003.
Durante gli anni che trascorre a Venezia,
approfondisce lo studio dell'Incisione, e si dedica a letture di psicologia e
spiritualità, che condizioneranno la poetica dei suoi lavori, soprattutto in
questo ultimo periodo.
Comprende lo stato di crisi globale dell'uomo
di oggi, una realtà difficile da sopportare, ed in tutto ciò il ruolo dell'arte
è molto importante: quello di far capire che si può cambiare, da tutto questo
“caos” può nascere “l'ordine”. Trasmette questo messaggio, ispirandosi alla
natura, all'origine. Il suo segno diventa cosi un “atto creativo”, vibrante,
colorato, alternato da trasparenze, deciso, una “forza creatrice” che
costruisce “fiori astratti”, misteriosi, lontani dalla forma originale, che avvicinano lo spettatore ad
una dimensione più calma ed estranea.