N.B.) La presente domanda viene presentata dalla nipote dell'artista Liana CAVALLINI, a lei naturalmente si riferiscono i dati sul domicilio ecc. APPUNTI su Giuseppe CAVALLINI (Livorno 1916 – 2000) E’ bello avere dentro di te un artista: se lo domini te ne...
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N.B.) La presente domanda viene presentata dalla nipote dell'artista Liana CAVALLINI, a lei naturalmente si riferiscono i dati sul domicilio ecc. APPUNTI su Giuseppe CAVALLINI (Livorno 1916 – 2000)
E’ bello avere dentro di te un artista: se lo domini te ne puoi servire, ma se è lui a dominare te sei “fregato”. Beppe è stato un “fregato” consapevole, come confessava nel suo «Diario di uno sgrammaticato» Anche da ragazzino, l'artista che evidentemente già era in lui lo ha “fregato”, gli è costato sacrifici e...scapaccioni!. Ad appena dieci anni “Beppino” aiutava la famiglia. Lavorando per una panetteria, girava con una bici per portare ai clienti il pane a domicilio. “Girava” con troppe fermate extra però, tanto che i licenziamenti non si contavano (da qui gli scapaccioni della mamma!). La verità è che, «..come vedeva un pittore – scriveva nel 1956 “IL Tirreno” - all'angolo di una strada o al limitare di una pineta col cavalletto, il Cavallini si fermava incantato e restava lì per ore senza accorgersi che il tempo passava inesorabile. Col passare degli anni il nostro Cavallini cessò di essere spettatore e divenne protagonista..». Tanto che alla sua morte (Livorno 2/1/2000) Bruno Damari poteva scrivere: «…che Giuseppe Cavallini sia stato un grande, lo dirà il tempo…Livorno gli ha dato tanto, ma ora è la città che lo deve tenere stretto ed eleggerlo tra i Maestri del colore e dell’impressionismo, tra i più bravi dell’ultimo secolo.» Nel 1966 Silvio Loffredo scriveva di Lui: «..oltre ad essere un pittore sincero e spontaneo, è un artista puro sangue ed aggiungerei unico e solo con la sua pittura. E’ facile avvertire nelle sue ultime cose esposte ora alla galleria di Palazzo Vecchio uno slancio ed un impeto non comuni di fervida partecipazione all’impulso creativo. Cavallini sa cogliere come pochi l’intima poesia nella sua realtà naturale non priva di aggressività. E’ in fondo anche lui una forza bruta della natura ed è sufficiente guardare in faccia quest’uomo vigoroso, tarchiato con la criniera di leone, per ritrovarlo nei decisi dipinti, che sembrano eseguiti con l’intensità di un lupo che urla alla luna…» Giuseppe Cavallini è nato a Livorno nel 1916. Alla sua Livorno è rimasto “abbarbicato” tutta la vita: ha preferito i “suoi scogli” alle prospettive offertegli di sicuri successi in terra straniera. Autodidatta è stato invitato a mostre nazionali e internazionali. Pittore tra i più premiati d'Italia - 1° premio Città Marina di Ravenna (1963), 1° premi Golfo del Sole a Follonica (1963), 1° premio Città di Casale Monferrato (1965) e tanti altri - ha avuto ampi consensi da critici e artisti di chiara fama, quali: Carlo Carrà, De Grada, De Micheli, Lepore, Trombadori, Treccani, Marussing, Guttuso, Mario Borgiotti, Giovanni March, ecc... Ha partecipato dietro invito al Premio Suzzara. Ha esposto, sempre dietro invito, alla Galerie International des Musée de Beaux Arts e alla Galérie Temple des Art di Vienne (Lione). Nel 1970 è stato invitato dalla Galérie Internationale di New York «al fine di far conoscere e propagandare maggiormente negli Stati Uniti, ed in New York in particolare, l'Arte Italiana contemporanea». Nel 1975 si è visto conferire il titolo di «Accademico Benemerito» della Accademia Universale G.Marconi di Roma. Ha esposto inoltre al XV.eme Salon International de peinture, Ville de Montelimar, dove nelle due manifestazioni (1978-1980) ha ottenuto apprezzamenti da autorevoli critici (Valtart, René Mareschal, ecc...). Vivi apprezzamenti dal pubblico e dalla critica hanno ottenuto anche le numerose mostre personali che Beppe ha tenuto nelle principali città della sua Toscana ed in altre importanti città italiane, da Termini Imerese (Sicilia) a Milano, Vicenza, Verona, ecc. Ha fatto parte di giurie e il volume Arte Italiana nel Mondo gli ha riservato due pagine con foto e commento di Ardelio Befani. A metà degli anni ottanta si ritirò definitivamente nel suo studio di via dell’Indipendenza; la ricerca del nuovo, di espressioni pittoriche che traducessero sempre meglio la sua sensibilità artistica, divennero per lui quasi un’ossessione. Il 19 maggio 1989 scriveva: «…Ho 73 anni e non ho fatto un quadro che mi soddisfi totalmente…» Nel gennaio 2000 «Se ne è andato in punta di piedi..» in silenzio, lontano da ogni clamore, come del resto aveva vissuto gran parte della sua vita.