BIOGRAFIA
Non mi definisco "pittore"... Faccio
"altro".
Qualcosa che innanzitutto serve a me, una forma di
espressività, tangibile, che ti impegna anima e corpo ma che riesce anche a
darti quel senso che spesso cerchiamo inutilmente. Esprimo stati
d'animo, che spesso si modificano nell'arco della realizzazione di un quadro e
a quel punto, nascono i lavori migliori. Ecco, qua sono nel mio centro.
Perché la pittura. Mi ci sono avvicinato con molto
rispetto, provenendo da studi prettamente tecnici e avendo realizzato per anni
grafica digitale. Ma la potenza di lavorare con le mani, sperimentare, fare e
disfare, sovrapporre, incollare, sporcare, graffiare, annusare, godere e
dispiacersi... tutto questo ho capito fin dal primo tentativo, che poteva
arrivare solo in questo modo.
La mia pittura può
essere definita informale, ma è un informale sicuramente non gestuale; ha
bisogno di una preparazione di fondo su cui poi lavorare, stendendo il colore
in modo che non sia percepibile la pennellata.
E il meccanismo è lo
stesso, sia quando i lavori comportano l’uso di carta e colla mescolata al
colore sia quando lavoro in modo più canonico: attraverso numerosi passaggi e
sovrapposizioni di materiali e colori, arrivo a quell’equilibrio formale che mi
consente di considerare “chiusa” un’opera.
NOTE CRITICHE
“In brevissimo tempo Michele Berlot è riuscito a
fissare una cifra stilistica tutta sua, non assimilabile ad altre esperienze,
dando sfogo a questo suo innato senso del colore”
“Nelle sue opere il colore evoca una profondità che non
è prospettica ma ottenuta attraverso la luminosità dello stesso”
“Il colore nella sua pittura ha sempre una qualità
generativa. Le forme che vediamo, infatti, nascono dal colore stesso e mettono
in moto le nostre qualità percettive, che ci guidano ad intravedere un qualcosa
che noi già conosciamo. Passiamo così, in una continua evoluzione, da una
dimensione fluida e liquida, dove tutto cambia, a una solida, che ricorda il
ghiaccio e la pietra” (Note critiche di presentazione ad una mostra)
“Attualmente la sue ricerca si orienta sull’astrazione
cromatica, ottenuta stratificando il colore sulla tela con venature che ne
accentuano la profondità luminosa. L’ispirazione nasce spesso dalla natura per
essere poi trasfigurata in chiave lirico-astratta” (Nota
critico-biografica all’interno del CAM n° 53)
Daniela Pronestì,
storica e critico d’arte, curatrice di eventi artistici