Quest'opera esplora la materia come superficie della memoria e del tempo. Una cornice spessa e irregolare, simile a una pelle antica o a una corteccia screpolata, racchiude un nucleo centrale rosso, vibrante, vivo. È un contrasto visivo e sensoriale tra il contenimento e il nucleo emotivo, tra l'apparenza che invecchia e l'essenza che resiste.
Le fessure e le crepe della materia suggeriscono una tensione tra ciò che è visibile e ciò che è sedimentato: ogni frattura è un racconto non detto, un'impronta del tempo. Il rosso interno, bruciato e screziato, sembra affiorare dal profondo, come un cuore nascosto, come un'emozione che cerca di venire a galla. È un campo visivo astratto che richiama la carne, la terra, la cenere o il sangue – tutto ciò che pulsa o ha pulsato.
L'opera si presenta come un'icona contemporanea, svuotata di figura ma colma di segni. Non rappresenta, ma evoca. Invita l'osservatore a un'immersione sensoriale e personale, dove la materia diventa portatrice di senso e la superficie si fa pelle, memoria, resistenza.