Per me, l’arte è un linguaggio universale — un ponte tra la vita interiore e il mondo esterno. Nasce quando le parole non bastano più; è libertà, espressione, un modo per rendere visibile ciò che si agita dentro.Il mio percorso...
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Per me, l’arte è un linguaggio universale — un ponte tra la vita interiore e il mondo esterno. Nasce quando le parole non bastano più; è libertà, espressione, un modo per rendere visibile ciò che si agita dentro.
Il mio percorso artistico è iniziato con la fotografia. È attraverso l’obiettivo che ho imparato, prima di tutto, a osservare e, soprattutto, a raccontare il mondo in una forma personale e istintiva. Nell’ultimo anno, questa passione si è trasformata: ho iniziato a lavorare con le lamiere, dando vita a opere ibride a metà tra pittura e scultura. L’anima visiva è rimasta, ma si è aperta a una nuova tridimensionalità — letteralmente ed emotivamente.
L’emozione è il vero motore del mio processo creativo. Che sia vissuta, osservata o solo percepita, è il sentimento — con tutta la sua intensità e contraddizione — a guidare i miei pensieri e le mie mani. Le mie principali influenze provengono dai linguaggi visivi forti della Pop Art e della Street Art, ma anche dalla fotografia che sa cogliere lo sguardo umano con profondità e intimità. Sono questi i mondi che hanno plasmato il mio modo di vedere e, di conseguenza, di creare.
Attraverso il mio lavoro cerco di suscitare una risposta emotiva autentica — anche solo per un istante. Non cerco risposte, ma uno scambio silenzioso, un dialogo sottile tra i due protagonisti di ogni opera: l’artista e l’osservatore.
Ogni opera che realizzo è un frammento del mio puzzle interiore. A volte racconta una storia personale, altre volte prende la forma di una denuncia o di un invito alla consapevolezza. Ciò che non manca mai è la volontà di condividere verità emotive, anche quando si presentano grezze, scomode o imperfette.
L’imperfezione ha un ruolo centrale nel mio processo. Spesso cerco l’equilibrio, la forma “giusta”, ma sono proprio i momenti in cui il controllo sfugge quelli in cui il lavoro si fa più sincero. Scelgo di vedere l’imperfezione non come un errore, ma come autenticità — proprio come nella vita.