Voglio mangiare un'arancia, quindi ho preso un'arancia e l'ho posizionata di fronte a me. "Questa è un'arancia", è il mio giudizio e la mia dichiarazione sull'oggetto che si trova di fronte a me.
Però questo oggetto potrebbe non avere nulla significato con il nome "arancia", non è altro che un oggetto esterno alla mia mente, anzi è il mio desiderio che mi spinge a mangiare l’arancia a creare una connessione tra me. Io, come soggetto linguistico, impongo questo nome su questo oggetto in virtù del desiderio, questo desiderio è inciso su questo oggetto mentre ripetutamente ho inciso la frase "questa è un'arancia" sul corpo dell’oggetto. Di conseguenza, quest'arancia diventa il veicolo del mio desiderio, tant’è che alla fine, mangiando la sua polpa, diventa parte di me. Dopo aver mangiato l’arancia e aver quindi soddisfatto il mio desiderio iniziale, non rimangono altro che le bucce, che diventano simbolo del desiderio, mostrandolo come nient’altro che un vuoto.
Attraverso questo lavoro, voglio esplorare la relazione tra il soggetto linguistico e oggetto come l’oggetto linguistico. Lacan ha detto: Il desiderio è inizialmente nascosto nel nostro subconscio che spiega le attività umane. Siamo il soggetto del desiderio e del desiderio linguistico. Ci adattiamo alla lingua come mezzo per raggiungere la nostra soggettività. In questo lavoro, i miei desideri sono il significato che ho espresso da me, il soggetto linguistico, la parola "arancia" diventa essenzialmente un segno linguistico che indica il mio desiderio.