Questa è un’opera che si articola su diversi livelli.
In un primo livello si raccontano, tramite l’occhio della telecamera, i diversi momenti di creazione dell’opera d’arte, attraverso una storia capace di narrare l’affascinante distanza tra la progettualità effimera dell’opera, quando questa vive ancora sotto forma di pensiero, e la sua volontà di prendere corpo attraverso la materia, ovvero farsi nella materia stessa. Una distanza, quella che esiste tra l’idea e la sua realizzazione concreta, capace di dare vita ad altri significati, altre vie di riflessione.
E da qui, si passa al livello successivo: l’opera e quello essa racconta. L’opera intitolata “La maschera della società” si fa portavoce della contemporaneità paradossale in cui è germinata, una contemporaneità che ha il sapore di isolamento; dunque l’opera si presenta come il “volto” di questa società, lo stesso volto che nell'antichità si faceva portavoce della magnificenza della figura umana, qui si trasforma in un volto mascherato, un volto che parla e trasmette la castrazione della libertà a cui l’uomo deve soccombere.
In fine, il video è pensato come la registrazione della creazione a livello metaforico, per cui l’isolamento dagli altri e in sé stessi viene reso visibile attraverso l’auto-realizzazione del calco del volto oppresso dalla mascherina; un significato incarnato concretamente nell'oggetto scultoreo.