Il lavoro, e
soprattutto l’approccio che ne ha permesso la realizzazione, pone
la sua base nella forte esigenza ad un’intermedialità come metodo
di sperimentazione. L’utilizzo dei diversi medium, a livello
pratico ma anche concettuale, permette la produzione di un elaborato
che formalmente si piega al contenitore audiovisivo per
caratteristiche proprie che hanno unito un disegno digitale
registrato da schermo PC a vere e proprie riprese realizzate dal
germe di un linguaggio cinematografico. La cornice poi, è stata
inserita come successiva “lente” in grado di co-presenziare al
girato in modo da costruire strati di percezione. Quest’ultima,
come anche l’elemento rosso presente all’inizio ed alla fine del
secondo atto sono state realizzate fisicamente, facendo parte di
composizioni pittoriche piegate all’esigenza scenografica. Dove una
costruzione è infatti data da livelli di profondità visiva e
tecnica, una seconda costruzione è data dalla composizione dei
“trittici”, all’interno dei quali l’immagine si scom-pone o
sovrap-pone, non di porzioni della stessa ma di tre parti integre di
sé stessa. Ogni quadrante del trittico è uno spazio definito ed a
sé stante. L’immagine è autosufficiente, proprio per poter meglio
interagire con le altre sue parti. Le riprese sono sia verticali che
orizzontali ed il montaggio stesso del trittico è pensato per
riscrivere costantemente il piano della gravità fisica che contiene.
Per questo motivo è stato realizzato
un lavoro nel quale la fruizione dovrebbe essere assimilata sia sul
piano scopico orizzontale, ovvero quello del formato 1080x1920 in
questo preciso ordine, che nel piano verticale (in fase di
lavorazione compiuto piegando lo schermo del pc verticalmente) e
quindi 1920x1080. La percezione oltre a variare, intende richiamare
in modo specifico i due diversi stadi di percezione dell’occhio nei
confronti della vista rispetto ad un dispositivo di formato standard
orizzontale (cinema, televisione) rispetto ad uno di standard
verticale (disegno, letteratura) evidenziando un approccio più
tendente alle forme non vincolate come pittura o fotografia. La
spazialità rappresentata dalle forme è di contrappeso quella
dell’occhio che si riduce e si amplia seguendo il segno in
evoluzione o i diversi quadranti del trittico.
La sovrapposizione ha lo scopo di
trasformare l’immagine eliminando l’univocità di un senso di
gravità e definizione dell’immagine.
La parte sonora serve a risaltare
maggiormente l’atmosfera d’ immersione in un altrove che cerca di
cancellare qualsiasi contatto con labirinti intellettuali affrontati
e affrontabili.
Se si dovesse cercare a tutti i costi
di dare una spiegazione tout court al tema affrontato, preferendo un
significato rispetto ad un altro o agli infiniti che potrebbe
suscitare, certamente quello del dolore e del superamento di esso
potrebbe risultare esemplare;
è
l’accettazione di questa realtà nella
propria vita e in quella altrui che va considerata come un fatto come
gli altri, che ha un inizio e una fine e che nell’ eterno ritorno
si svelano essere la medesima cosa.
Infine il fatto che le due figure
possano sembrare due parti della stessa persona che si confrontano lo
riteniamo ininfluente e al massimo degno di ironia.