Il lavoro “Il cerchio e la spirale” non è che l’inizio di un nuovo percorso o, per meglio dire, di un nuovo aspetto della ricerca che Daniele Zoico porta avanti ormai già da tempo: il rapporto tra un originale e la sua copia. L’opera si presenta attraverso una proiezione di un video a due canali: nei video sono stati messi in relazione due luoghi di Venezia, spazialmente simili tra loro, che si volevano confrontare con quell’esperienza che comunemente chiamiamo déjà-vu. Con questo lavoro l’artista si è voluto concentrare su qualcosa che da tempo lo affascinava e sul quale ha voluto creare una vera e proprio opera. Ma cos’è che collega la sua ricerca a questo particolare fenomeno?
L’azione del ricordare viene declinata seguendo il rapporto che lega un originale alla sua copia e di conseguenza si esplicita il legame tra un ricordo e l’evento ricordato. Il déjà-vu viene quindi inteso dall’artista come un possibile ricordo dove manca l’origine, un qualcosa a cui la nostra memoria si aggrappa per rievocare ciò che crediamo di avere già vissuto. Il fenomeno del ricordo è qui visto come una forma a spirale che parte da un punto esterno e conduce all’origine di tale ricordo. In sintesi: un ragionamento logico, ma è proprio qui che il déjà- vu interviene, sradica questa spirale di pensiero per creare un qualcosa che non ha né inizio né fine, perché non arriva a nulla. Quel ricordare scatenato dal déjà-vu cambia da una forma di spirale ad una di cerchio, un loop mentale dove si ha l’impressione di ricordare qualcosa ma non si coglie mai quel qualcosa.
video in 4K a due canali