“Morte di una lavandaia” è collocata a Sarno, sul percorso del rivo Cerola, a cento metri dal lavatoio comunale che fu abbattuto trenta anni fa per allargare la strada, prestando scarsa attenzione alla sua valenza ambientale, sociale e culturale.
Sei anni fa, cento metri più a valle è stata realizzata una rotatoria per organizzare meglio il traffico in quell'incrocio dove, nel sottosuolo, passava il rivo Cerola dopo aver attraversato il lavatoio. Mi è sembrata un'occasione da non perdere, essendo cresciuto in quei luoghi, ed ho proposto un progetto con modellino che ho poi realizzato col consenso dell'amministrazione dell'epoca.
Un solo foglio di lamiera pressopiegato che cerca di rintracciare il profilo della lavandaia senza necessariamente avere una correttezza anatomica. I punti più importanti sono stati quelli che la mia memoria di ragazzino è riuscita a conservare nel tempo e cioè il capo chino, le ginocchia poggiate al muretto per scaricare la schiena, comunque spezzata dalla fatica. È sospesa da terra, come in un passo di danza ed è attraversata da due tubolari tondi che ne hanno decretato la morte e con essa la fine di un luogo di memoria e di socializzazione.