In natura nulla è fermo, tutto si muove, ogni elemento è vibrazione. La pietra, l’uomo, l’intero Universo. Tutto è in continuo movimento e mutamento. 33 centrini sul Ponte della Madonnina ruotano al vento, o alle mani dei fruitori, come le preghiere rotanti buddhiste ruotano allo sfiorare delle mani dei fedeli. 33 centrini come grandi mantra, come preghiere scritte col cotone e le mani di donne pazienti. Grandi girasoli antichi che guardano ogni giorno il tramonto, portando al Dio Sole i nostri desideri, le nostre profonde intenzioni. Chiedi e ti sarà dato disse il Maestro, allora come campane risuoneranno i nostri pensieri sul ponte dei desideri, come note di una sinfonia si libereranno nell’aria uniti da un pensiero comune il nostro, di pace libertà e unione. (Bernardo Palazzo)
“La continua sperimentazione e lo studio delle forme frattaliche presenti nei centrini conduce l’artista in un percorso di ricerca introspettiva, che si manifesta attraverso questa nuova installazione, Il Ponte dei Desideri, quale tentativo di condivisione del proprio percorso personale e al tempo stesso di creazione di un ponte in grado di interconnettere altri percorsi individuali generando un’energia positiva collettiva ed esponenziale.
La pandemia ha dimostrato, anche ai più scettici e individualisti, come tutti gli esseri viventi siano interconnessi tra loro e che nessuno si salva da solo. È necessaria una visione sincretica, che vede ciascuno contribuire al bene comune nel qui e ora. Il Ponte dei Desideri diviene così uno spazio collettivo e partecipato dove ognuno può mettere in circolo energie positive attraverso una preghiera, una dedica, un desidero o un pensiero di rinascita personale o collettiva. Energia da condividere interiormente o con un gesto, che sia un sorriso o uno scritto, in silenzio o ad alta voce, per poi liberarla facendo ruotare uno dei 33 centrini che vegliano sulla comunità.” (Luca Palazzo, curatore e fondatore di Luzzart APS e SYNCRETIC – Unici e Uniti).
Il Ponte dei desideri è la prima installazione cinetica dell'artista, attraverso un sistema in grado di consentire al centrino di poter facilmente roteare con il favore del vento o l'azione del fruitore.
I centrini sono in cotone e vengono da collezioni private e da mercati.
Gli anelli su cui sono stati tesi i centrini sono stati realizzati artigianalmente in ferro zincato del diametro variabile tra 1.00 a 1.80 metri, in modo da rispettare l’integrità dei centrini ed evitare di tagliarli perché considerati dal designer vere e proprie storie scritte con le mani. Ogni anello poggia su un tubolare in ferro a sua volta avvitato stabilmente alla ringhiera del ponte, in modo da non forare il pavimento in pietra locale.
La scelta dei centri all’uncinetto è il risultato di una profonda ricerca del designer sul legame delle forme in essi rappresentate e sul valore antropologico dell’elemento del “centrino”, quale simbolo di un sapere antico custodito dalle donne, tramandato di generazione in generazione e presente nella maggior parte dei nuclei familiari dei diversi continenti.
Nei ricami in crochet ("uncinetto"), infatti, è possibile ammirare disegni antichi, geometrie sacre, definite frattali: ovvero rappresentazioni esemplificate dalla struttura molecolare della materia, così come ad esempio i cristalli d'acqua studiati dallo scienziato giapponese Masaru Emoto, o le “figure perfette”, utilizzate come simbologia alla base di molte filosofie, credo religiosi, scienze e discipline meditative. Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatte le stelle. (Cit. Carl Sagan)
L'arte dei centrini è stata praticata in tanti luoghi d'Europa, della Puglia e del mondo. Un'arte realizzata da donne, che con grande pazienza e tecnica realizzano disegni, quasi fossero dipinti, traendo ispirazione dalla natura. Donne che hanno espresso gli stessi disegni come attingendo ad una biblioteca astrale collettiva, la stessa da cui hanno attinto i nostri avi nel mondo e che è dentro di noi ed in ogni forma di vita in natura.
_ . _
La scelta del luogo non è casuale. Tra i borghi più belli d’Italia, esempio di architettura spontanea, Cisternino è definito dall’architetto giapponese Hidenobu Jinnai "Un grande capolavoro di architettura senza architetti",