Il progetto
Il progetto pensato dall’artista è frutto di anni di sperimentazione e si basa su due tecniche principali legate alla
ceramica: la ceramica raku e il Kintsugi.
Queste tecniche hanno radici lontane e profonde, ma raccontano storie legate all’uomo immutabili nel tempo, dove l’intimo è anche una costante collettiva, dove il negativo dà forza a qualcosa di migliore come a ripercorrere le fasi della vita e il rigenerarsi di essa. Così gli opposti si fondono riportando nuova luce e il mettersi a nudo diventa segno visibile e conscio di forza e resilienza.
Le opere presentano spesso pezzi inglobati di altri materiali che portano storie dal passato, carichi ma leggeri.
La materia viva segue il suo corso ascoltando solo in parte chi la plasma e gli shock termici decidono loro dove creare crepe e rotture.
E il gesto del creare non ha tempo, diventa esso stesso terapia e cura che si manifesta nell’opera.
KINTSUGI
Kintsugi (kin – oro, tsugi – riparare) è una tecnica artistica tradizionale di restauro giapponese che risale alla fine del 1400, la cui filosofia è creare bellezza da crepe e difetti con l’uso di materiali nobili (oro, lacca Urushi specifica, tonoko polvere...) e tecniche ancestrali (carboncino di magnolia per levigare, bambù Funzutsu per applicare l’oro in maniera uniforme, agata per la lucidatura...).
Kintsugi è un’arte basata sulla pazienza, la meticolosità e la precisione nella quantità di materiali, di igrometria, temperatura e pennellata. Al fine di creare una nuova vita e un nuovo uso degli oggetti rotti.
Mi sono avvicinata a questa tecnica inizialmente per ridare vita a delle mie vecchie opere in ceramica che sfortunatamente si erano rotte alle quali mi ero dedicata molto e ed ero particolarmente affezionata, creando così ancor più una sinergia con esse. Il kintsugi per me, dal momento della messa in pratica, non è mai stato vissuto come una semplice tecnica di restauro ma come un continuo del mio processo creativo, un raggiungimento di qualcosa di più completo. Questo tipo di approccio meditativo e in continua evoluzione mi ha portato ad avere una maggiore consapevolezza del valore e del gesto del creare, nulla è posto a caso e il tempo è inevitabilmente diventato un alleato di guarigione e non più qualcosa da rincorrere o da dominare.