Questo lavoro è incentrato sul tema della bambola segregata nella gabbia del pregiudizio, e contiene in sé un riferimento autobiografico.
La bambola, autoritratto dell'artista, è relegata in una prigione di censura creata dal mondo esterno (simboleggiata dalle sbarre), ma è anche intrappolata in una prigione di sconforto creata dal suo stesso mondo interiore per il senso di esclusione, una prigione invisibile ( simboleggiata dall'immobilità e dall'espressione ieratica della figura) che rende difficile esprimersi liberamente. A tutto ciò è possibile sfuggire usando la piccola chiave della creatività, appesa a un filo quasi invisibile.
The Cage, the Doll and the Key si articola dunque in tre componenti simboliche: la prima è quella della bambola, the doll, il cui corpo censurato (come quello delle moderne bambole commerciali) rivela come la valenza della figura simbolo di femminilità e fertilità sia oggi negata da una morale pregiudizievole. La seconda è costituita dalla gabbia, the cage, che segrega la bambola in uno spazio di stereotipi, etichettature, preconcetti, e discriminazione. La terza è rappresentata da una piccola chiave sospesa al di sotto della gabbia, lontana ma non impossibile da afferrare. The key, la chiave della creatività, rappresenta la via d'uscita per l'artista da un confinamento che immotivatamente isola le bambole d'arte dallo stesso mondo dell'arte.