L'opera 'TEDDY' è una installazione libera interattiva con il pubblico e presenta una sfaccettatura del mondo moderno in cui le molteplici anime e modalità di relazione si compenetrano davanti a una situazione estrema in cui si è chiamati ad agire o a non agire. Viviamo fintamente in una società che si fregia di essere pacifista e comprensiva dell’altrui , termine sempre più usato a sproposito. La società odierna è violenta e scarsamente capace di richiedere il consenso. La sua violenza è esercitata in modi, metodi e modalità differenti rispetto ai secoli passati, subdoli ma costanti. Siamo bombardati non solo realmente ma anche metaforicamente da informazioni non richieste, da sensi di colpa che non sono nostri e da richieste soverchianti. La reazione naturale della maggioranza della popolazione è di negare tutto questo, di sorridere e girare il volto dall’altra parte sentendosi costantemente impunita e non parte della costante carneficina. La realtà è invece che siamo tutti incapaci di vestire i panni dell’altr* da sè e incapaci di guardare come anche noi nel nostro piccolo siamo parte di questa struttura.
TEDDY è per tutt* identificativo dell’innocenza e della genuinità; trovarlo legato, mutilato e sporco può portare l* spettatore a diverse reazioni che vanno dalla compassione più dolce alla rabbia più estrema. La realtà è che TEDDY siamo noi ma siamo anche i suoi spettatori. La domanda è quindi: ‘ E se per una volta ci soffermassimo sulle motivazioni per cui TEDDY è li? E se fossimo noi TEDDY? E se fossimo noi i suoi PASSANTI ? Cosa faremmo ? ‘
Ed ecco che improvvisamente gli scenari si aprono davanti a noi. TEDDY potrebbe essere sempre stato così e potrebbe provare appagatezza in questo suo stato attuale. TEDDY potrebbe aver scelto di vivere così per smettere di soffrire, per smettere di essere bombardato dalle notizie del mondo esterno, per giustificare in un certo qual modo la sensazione di impotenza davanti all’autodistruzione compiuta dall’umanità verso se stessa. In ultimo TEDDY potrebbe essere davvero una vittima e non aver trovato nessuno a salvarlo o aiutarlo. La normalità è istituita dalla maggioranza, ma essere nella maggioranza spesso non è sintomo di benessere soggettivo e non prevede la richiesta di consenso implicito o ancora non accoglie la visione diversa del proprio punto di vista; solo la democrazia è capace di una comprensione tale.
L* spettatore è chiamato a scegliere o a non scegliere comprendendo quindi che il non fare è esso stesso azione. Le forbici possono tagliare i fili con cui TEDDY è legato oppure l* spettatore può decidere di mantenere la situazione così come si presenta.
La comprensione dell’opera può essere riassunta bene con la frase del libro Survivor di Chuck Palahniuk :
‘ Puoi scegliere. Vivere o morire. Ogni respiro è una scelta. Ogni minuto è una scelta. Essere o non essere. ‘
Tecnica utilizzata.
Installazione da posizionare a terra ed interattiva con il pubblico come mostrato da materiale fotografico. E’ stato utilizzato materiale di riuso, fili di lana e pittura acrilica nera. Davanti a Teddy sono da posizionare un paio di forbici e un foglio con la scritta che segue.
CUT ME OR NOT, NOW IT’S UP TO YOU
