Sotto
il flusso del fiume, dimensioni variabili, filo e filo
Una
forma non determinata, levigata ed erosa da pensieri e ricordi, aperta a
diverse connessioni, s’innalza dal suolo, stimolando chi si confronta con essa
a sentirsi un navigante volto ad intraprendere un viaggio nel fiume del proprio
pensiero, facendosi domande, riflessioni, indagini e cercando all’interno dei
propri ricordi delle ipotetiche relazioni tra sistemi del mondo naturale in cui
si è percepito o immaginato di percepire una forma simile.
L’installazione
è una vera e propria analogia, una roccia, una reliquia che può esistere in
qualsiasi spazio, in qualsiasi luogo, in qualsiasi fiume non determinato da una
precisa posizione geografica, che si rende visibile e percepibile solo a chi
intende tessere collegamenti e navigare tra le proprie memorie levigate e
scolpite dal flusso della vita.
Quasi
una pietra calcarea, i cui ricordi di un fiume in piena si sono sedimentati su di
essa, levigando e scolpendo la bianca, pura, candida, fredda come la neve forma,
che emerge dal suolo generando nodi, matasse, grovigli, fili che diventano
simboli di pensieri, di relazioni, di legami, di rapporti personali o talvolta
lasciateci in dono da altri.
Il
filo, elemento primo dell’opera, diventa sia strumento d’analisi e riflessione,
sia strumento materiale per la concretizzazione dell’idea della mente, che
altrimenti prenderebbe freddo.
In
un tempo lunghissimo, un filo si di un filo e un altro filo ancora dà corpo
alla bianca forma calcarea, avvolgendola con una pelle sensibile, caricandola
cosi di ricordi, di memorie in modo da poter essere rivissute, dove tutti
possono entrare nel ricordo e muoversi all’interno di esso.