Chi guarda attraverso una finestra aperta vede meno cose di colui
che guarda attraverso una finestra chiusa. (Charles Baudelaire).
Attraverso la rielaborazione del celebre dipinto ‘Salvator Mundi’ di
Leonardo da Vinci, (opera databile con molta probabilità nel 1499,
in cui viene raffigurato frontalmente Cristo) si pone lo spettatore di
fronte ad un’ immagine non visibile ad occhio nudo.
L’immagine in questione rientra nel campo del non visibile, configurandosi come un ossimoro della definizione di immagine stessa.
Allo stesso tempo avvicinandosi al concetto di visione nella religione in cui, per visione, si intende una comprensione immediata, attraverso un occhio interiore che solo alcuni hanno, così questa immagine, si rivela solo attraverso il mezzo tecnologico. Essa è un’immagine
che esiste solo se esiste il mezzo attraverso il quale poterlo osservare o per meglio dire, solo in quel caso si rivela.
Infatti solo attraverso ‘occhi digitali’ sarà possibile vedere ciò che è
raffigurato in questo quadro. Mentre in alcune mostre è addirittura
vietato fotografare le opere (per via del flash che se inavvertitamente inserito potrebbe determinare danni ai pigmenti contenuti nei
colori) in questo caso sarà necessario attivare la fotocamera del cellulare, perché esso è l’unico modo per poter vedere ciò che si cela
sotto i nostri occhi. Un tempo, solo in chi aveva fede, la visione di
una immagine sacra innescava una visione alta ed altra, allo stesso
modo questo lavoro e questa visione si rivelerà solo di fronte ad uno
sguardo di ‘occhi digitali’. Qui la tecnologia si pone come condizione
necessaria alla visione.