L'opera, nata dalla collaborazione tra Aniello Smilzo e Noemi Verdoliva, è realizzata con la tecnica dell'intarsio. I piallacci sono tagliati a mano.
Salomè compie la volontà della madre, chiedendo al re la testa del Battista su un piatto d’argento. Che sia per non sporcarsi le mani o perché il macabro cranio le fa orrore, il piatto è l’oggetto distintivo di Salomè. Con la stessa modalità, l’incessante produzione egoica e volubile della nostra mente chiede al nostro sé di snaturarsi e la risposta remissiva pone su quel piatto l’individuo stesso. Le nuove forme colorate, dal segno chirurgico concentrico e dilatante, si inseriscono e si sovrappongono all’intreccio armonico delle linee che definiscono i naturali fasci muscolari (anatomici) del volto. Sullo sfondo si intravede l’ombra della donna che danza: è Salomè, rimando a quella parte della personalità influenzabile, fragile ed insicura.