Skin as a barrier that protects our vulnerabilities from the outside world.
Beyond the wall, beyond the skin, beyond the mask that we wear live
thoughts, emotions, conflicts and weaknesses that make us human.
What is awaiting us "beyond the wall"? If either we are talking
about physical walls, or walls only in our head, all of us have their own wall
to overcome. There is always a "here" and a "there" beyond
the wall and finding what lays on the other side can demand some courage or
just curiosity. The wall here represented is not made out of bricks but of
captured emotions, isolated from the context, that live their own life, that
need no other to sustain themselves. Every element had been carefully removed
from complete paintings with the aim to go beyond the human depiction. The
missing part is not needed because it is in this apparent chaotic ensemble,
where stroke and color are taken out of context, that we can perceive a
vibration on the surface. The wall is cumbersome, it invades the observer's
space, comes out of the physical wall and into the third dimension to reflect
the observer's emotions, giving a shape to discomforts and frustrations that
every one of us have. The spaces between every painting represent the vent, the
unexpected scream we utter when nobody is listening...
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Pelle come barriera che protegge le nostre
vulnerabilità dal mondo esterno.
Oltre il muro, oltre la pelle, oltre la
maschera che
indossiamo vivono pensieri, emozioni, conflitti e debolezze che
ci rendono
esseri umani.
Cosa ci aspetta “Oltre il muro”? Che si tratti di muri
fisici o mentali ognuno
di noi ha i propri muri da scavalcare. Esiste sempre un “al di
qua” e un “al di
là” del muro e scoprire cosa c’è dall’altra parte può richiedere
coraggio
oppure solo curiosità. Il muro qui rappresentato non è fatto di
mattoni ma di
emozioni catturate ed isolate dal contesto, che vivono di vita
propria, che
bastano a sé stesse. Ogni elemento è stato accuratamente rimosso
da quadri
completi con l’intento di andare oltre la raffigurazione umana.
La parte
mancante non serve perché è nell’insieme apparentemente caotico,
dove segno e
colore si decontestualizzano che si riesce a percepire una
vibrazione di
superficie.
Il muro è ingombrante, invade lo spazio
dell’osservatore, esce dalla parete sfociando nella terza
dimensione per
riflettere le emozioni di chi guarda, dando una forma ai disagi
e alle
frustrazioni che ognuno di noi possiede. Gli spazi tra un quadro
e l’altro
rappresentano lo sfogo, l’urlo improvviso che facciamo quando
nessuno ci sente…
