CONCEPT
Attraverso la narrazione figurativa di cinque differenti storie tratte dalla mitologia greca, andrò ad indagare la correlazione tra due concetti, apparentemente lontani ma in realtà a strettissimo contatto, quali "Amore" e "Narcisismo".
Questo sarà dunque un viaggio nella psiche umana “dell’oggi” e nel narcisismo, insito in ogni individuo, che utilizza l’Amore come cura ad esso.
L’Amore è infatti quella possibilità che ci diamo per curare quei tratti alla base della struttura (individuale), tratti che sono nati da esperienze emotive precedenti, nelle famiglie di origine.
L’utilizzo dell’Amore è quindi il tentativo di “auto-cura” finalizzato a disconfermare quelle esperienze emotive creatrici delle strutture narcisistiche nell’individuo.
Le antiche storie da me scelte sono estremamente attuali e mi serviranno ad evidenziare quando “l’incastro” tra Amore e Narcisismo non funziona, tramutandosi da possibile “cura” ad elemento “esplosivo” per l’individuo e il suo intorno.
Renderò perciò materiale il “fallimento” di questa possibilità, e di come le “sovrastrutture” imposte dalla società odierna impediscano ad alcuni individui di conoscere e sperimentare veramente “l’Amore” come elemento di equilibrio psicologico del vivere.
“Il rapimento di Dioniso”
Ne “Il rapimento di Dioniso” voglio raccontare il fallimento dell’Amore, come cura per se stessi, a causa del continuo e opprimente timore di perdere la propria libertà e individualità.
Il mito vuole che Dioniso sia nato in Asia Minore, lontano da Zeus, e che una volta adulto si recherà al monte Olimpo per ricongiungersi al Padre.
Dopo varie peripezie sentirà la necessità di tornare a casa, in madre patria.
Assolderà quindi dei pirati per traghettarlo verso casa ed andare incontro al suo destino.
Durante il viaggio però verrà identificato dall’equipaggio per quello che è, un Dio, e così venne rapito.
I pirati invertiranno la rotta per andare da Zeus a chiedere il riscatto per la libertà del figlio.
Dioniso, Dio dell’ebbrezza, legato all’albero maestro, adirato per l’affronto ricevuto, fece impazzire l’equipaggio obbligandolo a gettarsi nel mare.
Non contento scagliò su di loro una maledizione.
Una volta toccata l’acqua si trasformarono in delfini con il compito, fino alla fine dei tempi, di accompagnare le imbarcazioni degli uomini onesti a porto sicuro.
Ecco perché i delfini seguono le navi.
Un amore alla libertà individuale e alla conseguente sofferenza per chiunque si “intromettesse” possiamo dedurne.