Questo progetto è nato da un mio particolare interesse
per la salvaguardia e il rispetto dell’ambiente e della
natura, in particolar modo, nel corso di alcune passeggiate lungo il fiume Brembo, che scorre nelle vicinanze
della mia abitazione, non ho potuto fare a meno di
notare la quantità di oggetti e rifiuti accumulati lungo
le sponde, talvolta abbandonati sul posto, altre volte
trasportati dal fiume. Ho così iniziato un processo di
raccolta e catalogazione, tramite fotografie e video dei
vari materiali che sono riuscita a recuperare dal fiume.
Ho scelto di limitare la mia ricerca all’area del fiume
che scorre da Filago a Marne (frazione di Filago), su
entrambe le sponde, quindi andando a toccare anche
l’area di Osio, dato che il fiume rappresenta il confine
naturale tra questi due paesi.
Tuttavia il luogo in cui ho potuto recuperare più oggetti
è in prossimità del Ponte Corvo, ponte in pietra a due
arcate, di cui oggi rimangono solo i resti. Il ponte fu
costruito in un area in cui il letto del fiume è molto
ridotto. Tale restringimento ne ha comportato anche il
crollo durante un alluvione nel 1493, ed è lo stesso motivo per cui oggi è molto facile che vi si accumuli una
grande quantità di rifiuti trascinati dalla corrente, quali
vecchi pneumatici, bottiglie di plastica, abiti, stracci e
rottami di ogni genere.
Selezionando tra i materiali che ho raccolto, ho utilizzato i brandelli di stoffe, stracci, abiti, per ricreare la
mappa del fiume e dei terreni circostanti ad esso, che
ho percorso alla ricerca di questi stessi oggetti.
In passato si credeva che cucire insieme pezzi di tessuto diversi impregnasse la stoffa di forza spirituale e
questo ha dato origine alle tecniche del patchwork e
del trapunto: atti di resurrezione, ricostituzione e riconnessione compiuti attraverso il cucito. In molte culture
si crede che i patchwork e le trapunte realizzate con
brandelli di indumenti trasferiscano l’energia da una
generazione all’altra, dai morti ai vivi, da madre a figlia,
creando una forza umana cumulativa. In molti casi è
tradizione donare patchwork e manufatti cuciti per celebrare importanti eventi della vita come il matrimonio,
la nascita di un bambino, un membro della famiglia che
lascia la casa o le lauree. In tempi più recenti vi sono
casi in cui delle trapunte vennero realizzazione per raccogliere fondi per progetti comunitari, come il recupero
da un’alluvione o da un disastro naturale e, successivamente, per la raccolta di fondi per la guerra.
Ispirandomi a queste storie e tradizioni ho unito i resti
portati dal fiume in un unico grande patchwork, poichè
i pezzi presi singolarmente non avrebbero mai avuto la
forza di mettere in evidenza i problemi di inquinamento
del fiume.
Le stoffe da me utilizzati sono oggetti estremamente
comuni, magliette, maglioni, lacci di scarpe, ombrelli,
lenzuola, oggetti che ognuno di noi possiede e in qualche modo ognuno di noi potrebbe essere la causa di
questo inquinamento, ognuno di noi è in qualche modo
colpevole e solo agendo insieme come farebbero gli
elementi di un ecosistema saremo in grado di fare la
differenza nella salvaguardia del territorio.