Eravamo a cena da amici e parlavamo di questa mostra, del fatto che dovessi scegliere uno dei 7 peccati capitali su cui lavorare. Mi ero già fatta un'idea del lavoro, avevo già scelto il mio peccato. E invece li, intorno a quel tavolo imbandito, pieno di vino e cibo, di risate e di vita. si è presentata l’accidia come la sfida intorno a cui lavorare, l’unico peccato che avrei categoricamente escluso.
Cos’è l’accidia? Da dove nasce? E come potevo trasformare la sua inerzia di vita che tanto mi disgusta in un progetto artistico?
L’accidia che è in assoluto tra i 7 peccati capitali quello che più sento lontano, avverso e odioso ha cominciato ad incuriosirmi, incuriosirmi così tanto che è diventato il centro del mio lavoro.
L’accidia è una profonda avversione al fare, per questo spesso viene scambiata per pigrizia o indolenza . In realtà la sua caratteristica principale è l’indifferenza che sfocia in un lento sprofondare nel torpore e nella noia. Nulla tocca l’accidioso, tutto gli rimbalza addosso, è distaccato da ogni cosa, non si cura di nulla, tantomeno di sè, non soffre e non gode, evita le passioni, si ritira e di fatto spreca la vita.
Per l’accidioso ogni cosa è superflua, inutile, insensata. Nel vuoto di significati profondi l’accidioso sussegue il suo fare in modo ASCOPICO.
L’accidioso è seriale: non spreca tempo a cucinare, non per pigrizia ma perchè il cibo non è fonte di piacere, serve esclusivamente per nutrirsi e poter sopravvivere.
Per questo motivo ho scelto le scatolette di sgombri come base: non hanno bisogno di alcuna lavorazione, sono già pronte.
Sono 28, come i giorni di febbraio 2021, mese in cui l’ho realizzata.
I materiali con cui ho lavorato sono le muffe, la ruggine, i muschi, la carta bruciata, il cemento rovinato.
Con le crepe volevo evocare un senso di ferita superficiale ma che si insinuia nell’anima dell’accidioso, come fa la ruggine con i materiali con cui entra a contatto.
I muri scrostati sono legati al senso di abbandono dell’essere. La sciatteria, la totale mancanza di amore è evidente nella latta in cui viene scritta una breve lista della spesa accanto ad una dedica di un libro sull’arte poetica regalato nel Natale del 1949, nella pagina di diario mai scritta o nel buco di una coperta di juta mai sistemato.
Questo rituale di lenta apatia dell’animo umano in cui è avvolto l’accidioso lo condanna, come la ruggine, ad una lenta corrosione di se stesso.