La vicina grotta dei ricordi si
presenta come un’installazione che induce lo spettatore a sentirsi un
viaggiatore volto ad intraprendere un viaggio verso uno spazio, verso una
dimensione intima, interiore, insita in ciascun individuo dove ognuno può
ritrovare ciò che è ed è stato, i propri ricordi.
L’installazione è una vera e propria
analogia, una grotta che può esistere in qualsiasi spazio, un luogo non
determinato in una precisa posizione geografica, perché soggetta ad una
curvatura della dimensione spazio temporale che si rende visibile ed
accessibile solo a coloro che hanno la sensibilità per percepire la sua
presenza ed intendono intraprendere quel viaggio nelle viscere di se stessi guardandosi allo
specchio, indagando sulla propria dimensione interiore affrontando quelle paure
e tutti quei ricordi che spesso e volentieri si vogliono dimenticare.
Forme bianche, pure, candide, fredde
come la neve si ergono e permettono a chi si confronta con l’opera di
avventurarsi nella vicina grotta dei ricordi, là dove i ricordi si fan tanti,
uno spazio situato nella profondità di ciascuno, un luogo protetto dove regna
il silenzio e l’unico suono percepibile è il gocciolamento delle membrane che
avvolgono la grotta.
Un gocciolio scandito dal tempo della
vita, gocce di memoria che non si dissipano nel vuoto, ma creano e danno forma
ai ricordi che come stalagmiti s’innalzano dal suolo.
Elementi che per stratificazione di
amicizie, alleanze, discordie, affetti, che si hanno tessuto ed intrecciato,
prendono forma in un tempo lungo lunghissimo, il tempo della vita.