Ogni volta che ci mettiamo in ascolto, e siamo in grado di accogliere l'evoluzione di un cambiamento, il declino di un tempo che lascia il posto ad un altro, ci possiamo accorgere di come il patrimonio culturale sappia essere testimonianza dell'impronta della civiltà umana. Un atto d'amore che ci restituisce questa capacità di essere prossimi a qualcuno, a qualcosa. Ma l'amore richiede distanza e, con ferma convinzione, la distanza convoca l'amore in uno spazio più ampio.
La distanza è un segmento, una linea, una luce che nell'opera si fa colore rosso e colore blu. Ma la distanza adeguata va trovata, non è data.
La metafora qui si dipana vicina ad un perimetro, un muro, che richiede da un lato rispetto per la sicurezza, dall'altro rispetto per la bellezza. L'equilibrio, se proprio vogliamo avvicinarlo, è il frutto di una distanza adeguata.
L' intervento, nato per il museo, sottolinea un blocco, uno stop, una distanza necessaria al dialogo che si vorrebbe instaurare tra l'opera d'arte, in esso custodita, ed il visitatore sempre troppo desideroso di essere prossimo all'opera, ma non necessariamente per amore. Il dispositivo di sicurezza immaginato (che qui si aggiunge ai numerosi dispositivi a cui ora dobbiamo ricorrere), sottolinea questa partizione di spazio, tra noi e il mondo.
Lo spazio e la distanza adeguati possono evitare lesioni
Lo spazio e la distanza adeguati possono mantenere il mistero
Lo spazio e la distanza adeguati garantiscono la sobrietà
Spazio e distanza adeguati possono essere rispettati
Lo spazio e la distanza adeguati possono stupire
Lo spazio e la distanza giusti possono far crescere l'amore
Amore, ho bisogno della distanza più appropriata
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