La metamorfosi in botanica è intesa come un cambiamento di forma che
si può verificare nei vari membri
del corpo delle piante, in
modo più o meno leggero o profondo, al punto da rendere in certi casi
irriconoscibile, a
trasformazione compiuta, la vera natura morfologica del membro stesso.
In Kafka, invece, è
interpretata come un’allegoria della alienazione dell’uomo moderno all’interno
della
famiglia e della società, che
si traduce nell’isolamento del “diverso” e nell’incomunicabilità con i propri
simili. Nell’opera In-Formæ
| (Santa) Lepidoptera Linnaeus la figura di María
Teresa González Quevedo, giovanissima donna che sacrifica la sua intera
giovinezza a Dio viene associata alla metamorfosi di una farfalla: dalla
schiusa dell’uovo (nascita – infanzia) fino alla chiusura del bozzolo (il
periodo del suo noviziato) e alla sua liberazione (la morte).
L’idea della donna
nell’immaginario collettivo conserva ancora dei retaggi primordiali, rappresentando un falso ideale di felicità e
aspirazione che porta spesso a riconoscersi in una posizione estrema di
conservazione o di liberazione, allontanando l’attenzione sulla vera natura
delle cose libera da condizionamenti culturali, religiosi e sociali. La vera
forma, non visibile e corrispondente alla farfalla che viene liberata, distrugge
quell’idea apparente di un’immagine femminile che nella società era nascosta ma
approvata incondizionatamente - che distrugge l’autenticità a discapito
dell’omologazione - e si nasconde spesso una in-formae: una volta liberata si apre la
possibilità ad una rappresentazione, pur astratta, della sua autenticità che
ognuno può immaginare secondo i propri criteri. L’immagine degli insetti (come
Kafka racconta ne La Metamorfosi) nell’immaginario collettivo possono
suggerire delle percezioni, anche sgradevoli, diventando così un mezzo per
comunicare senza filtri gli aspetti autentici di una realtà dal quale si prendono
le distanze e che non vogliamo realmente vedere.