Il 2020 è stato un anno tragico a livello mondiale a causa del Covid 19 e la sensibilità degli artisti libera i propri sentimenti, le proprie sensazioni, le paure vissute e immaginate riversandole nell'arte, così Milena , dopo aver metabolizzato i tragici eventi libera la propria voce, usando l'arte per costruire una personale segnaletica interiore nell'oceano incomprensibile dell'esistenza.
Nascono piccoli frammenti di paesaggio dentro altri frammenti di origine meccanica, micro luoghi immaginari in cui detriti senza vita diventano ipotetici nidi inospitali ed inabitabili. Esprimo il bisogno di proteggersi, di nascondersi, di ricostruirsi, di urlare e di reagire, sono simbolo di tragedia, di ferite profonde ma anche di speranza e di resilienza.
Nelle opere di Milena vi è sempre l'utilizzo di pigmento in polvere che crea superfici ruvide e materiche, come il pulviscolo atmosferico che cade leggero e costante sulle cose e ne scandisce il tempo, come la sabbia del deserto che viaggia e riposa tra interstizi invisibili di architetture gravitazionali, come le ceneri ancora calde che portano con se la vita volatilizzandola, come i detriti dopo un'esplosione che si depositano sull'innocenza fossilizzandola.
L'installazione completa da allestire a parete è composta da 13 opere circolari del diametro di 30 cm circa con spessore variabile