L'idea nasce dal desiderio di voler realizzare una lampada che vada oltre il concetto di fare luce che è lo scopo primario, ma di rappresentare la dinamica della luce stessa. La forma richiama una linea dell'infinito che rappresenta il viaggio della luce nello spazio. Analizzando la forma e studiandone la fattibilità la scelta del materiale è caduta sull'utilizzo di tubolare in rame estruso, un materiale resistente ma allo stesso tempo molto malleabile. I vari pezzi forgiati a mano sono stati uniti con saldobrasatura di argentana. L'impianto elettrico sfrutta l'incavo del tubolare per raggiungere i punti luce. Da un punto visivo la lampada crea un effetto specchio, dando la sensazione di sfidare le leggi della gravità; questo risultato si ottiene usando fili quasi invisibili all'occhio.
Il rame scelto per la realizzazione, è stato calandrato a mano per raggiungere la forma desiderata, i pezzi sono stati uniti facendo un saldobrasatura con ossigeno ed acetilene usando argentana (materiale specifico per la saldatura in rame). Assemblati i pezzi e raggiunti la forma desiderata nel tubolare sono stati infilati i cavi elettrici (2x0,75), per raggiungere i due porta lampade; montato l'interruttore per l'accensione e lo spegnimento, e la spina per il collegamento alla rete elettrica. La sospensione della parte superiore della lampada è ottenuta usando un filo da pesca composto da otto fili intrecciati, per raggiungere un diametro di 0,10 mm e una portata di sei chilogrammi. I fili sono ancorati a degli occhielli del diametro di tre millimetri fissati ai tubolari. Il risultato di sospensione si ottiene calibrando le trazioni, dei quattro fili esterni con i due fili interni, fino a trovare un equilibrio. I ritocchi estetici sono stati realizzati con foglia di rame e in fase finale verniciata per stabilizzare il tutto.