Trattasi di una opera mista costituita di 2 elementi, uno
interno: volto umano plasmato in argilla, ed un esterno di metallo, anch’esso
lavorato a mano nella forma e tagliato al laser nel reticolo di apertura che
rappresenta la piccola finestra verso l’interno dell’opera.
Essa vuole trasmettere lo sforzo, la determinazione ed anche
la fede necessari oggi a ricercare il bene e la bellezza (Platone li fondeva in
un unico concetto), sforzo richiesto in questo caso all’osservatore il quale,
se si sofferma in modo superficiale all’opera vedrà soltanto l’elemento esterno;
mentre se decide di avvicinarvisi fisicamente e osservare più attentamente
scoprirà che è ancora tutto lì, sotto alle miserie quotidiane, alle paure, alle
brutture di questo tempo e di ogni tempo. Lì dove pulsa e vive una bellezza che
esiste ancora se decidiamo che essa è importante.
Ho voluto occultare l’elemento “artistico” perché spesso è
proprio attraverso l’impatto violento della privazione che comprendiamo il
valore di qualcosa. Ho tentato di mettere in arte un’assenza.
Intravedere non è vedere. E’ qualcosa di meno. Ma può
trasformarsi in qualcosa di più.