La serie dei “Ritratti scomposti” nasce dalla osservazione di come un soggetto, posto di fronte ad uno specchio, interagisca con... Read More
La serie dei “Ritratti scomposti” nasce dalla osservazione di come un soggetto, posto di fronte ad uno specchio, interagisca con la propria immagine riflessa mettendo in atto un qualche tipo di “recita”, posando e ponendosi come nel proprio immaginario esso si rappresenta. Il rapporto, che si ha con uno “specchio scomposto” muta l’atteggiamento del ritratto, in quanto l’immagine riflessa non è più direttamente percepibile come propria, spiazzandone le intenzioni. Inoltre, anche l’intenzione del fotografo, posto necessariamente di lato al soggetto, muta; non permettendogli di capire quale dei molti riflessi sarà quello raffigurato nell’immagine finale, fino a quando,non posa il suo occhio nel mirino. Da questo nascono le opere in questione, ottenute da un mix di casualità e da un’interazione tra ritrattista/ritratto del tutto inattesa, non più posa/scatto ne gesto/professionalità, ma indagine continua e profondamente analitica del gesto fotografico.
Una sorta di “intima performance” in cui non ci saranno spettatori, sarà un dialogo tra fotografo il soggetto, per poter arrivare a quella intesa richiesta per realizzare lo scatto fotografico “senza posa”.