POLVERE (Basilicata intima)
La tua presenza è pulviscolare.
Micro particelle di terra arida giocano con la luce.
Si incagliano in una ragnatela.
E poi cadono lì, sulle cose che ti sono appartenute.
Lo fanno da anni, come per cucire un manto su tutto
ciò che è stato tuo.
La polvere è una carezza che il tempo ispessisce sulle
cose che non puoi più toccare. E su quelle che c’erano. Che tu creavi,
maneggiavi, disponevi, impastavi, stiravi, ripulivi, cucinavi.
Sotto la polvere, i tuoi passi.
Sotto la polvere, anche i suoni: le tue ciabatte che
scuotono il pavimento, la ramazza che lo graffia, la voce sottile del setaccio
per la farina.
Sotto la polvere anche i profumi: odore di salsa di
pomodoro, di peperoni cruschi appesi allo spago, di carne di maiale pressata.
Di olio. Di vino rosso. Di fuoco.
Questa polvere è una presenza intima. È un velo che si
estende su mobili, sedie, bicchieri, pentole, bottiglie. Un vecchio mestolo. Un
ferro da stiro arrugginito. Un bacile.
Cose tue, non più tue. State tue in questa stessa
luce.
E allora è la luce che cuce i nostri due mondi.
La donna che sono oggi e che cammina scalza dove tu
hai camminato, la bambina che si sedeva sulle tue gambe e che tu chiamavi
“cardellino della nonna”, ora percorre i tuoi passi danzando.
E cercandoti.