Dal saggio del Prof. Bertrand Marret - Storico dell'Arte - Nipote di Henry Cartier Bresson :
"Il mio è un omaggio alla città della Libertà, della Cultura e dell’Arte, dove nata la Fotografia", scrive Graziano Villa.
Naturalmente il nostro pensiero va dritto a Daguerre, Nadar o Atget che a saputo meglio di tutti captare quell’atmosfera magica, quasi irreale di Parigi. Graziano Villa ci propone nel corso di questa mostra, una visione nuova, inattesa e molto personale della Ville Lumière. I monumenti li conosciamo per averli visitati o visti riprodotti sulle cartoline postali: la Tour Eiffel, la Pyramide du Louvre, il Beaubourg, Notre-Dame, le Invalides, l’Hotel de Ville, la Grande Arche e i grattacieli della Défense…ma quello che importa è l’interpretazione o per meglio dire la rilettura, la rivisitazione alla quale l’artista ci invita, perché possiamo guardare da un altro punto di vista, con occhio diverso. Egli ci fa scoprire la poesia delle forme d’ispirazione geometrica librate come la frase di un ritmo musicale. Le immagini di Graziano Villa evocano subito l’ambiente formalista dell’avanguardia russa, il Costruttivismo, il Suprematismo e la loro pura sensibilità plastica e le sue Tours Eiffel riportano a quelle cubo-futuriste di Delaunay, un pò di sbieco, coloratissime. Attraverso una ricerca di peculiarità stilistica e seguendo un ideale di armonia matematica, l’artista cerca una visione inedita di ciò che generalmente s’offre allo sguardo come omogeneità architettonica. Assistiamo allo “smontaggio” del meccanismo che teneva l’opera unità, cioè all’elogio del frammento. Alcune parti di una struttura architettonica vengono isolate, tagliate fuori dallo scatto fotografico e proiettate in uno spazio altro, dove, fuori dal loro contesto, non partecipano più di quel sistema di segni e generano inevitabilmente altri significanti, in questo caso di esplosiva bellezza. Si crea un diverso ordine di segni che coinvolge lo spettatore nel nuovo spazio visivo. Questo modo di sottoporre l’organismo architettonico alla “scomposizione” è evidentemente un artificio ed è proprio questo “fuoco d’artificio” che mette in scena il fotografo. Artificio, da lui scoperto “ad arte”, per raggiungere un effetto che possiamo certamente definire “pittorico”. Il termine “pittorialismo” è stato molto utilizzato nell’ambito fotografico europeo e americano alla fine del XIX secolo per indicare una tendenza verso i valori formali dell’immagine e che si basava su procedimenti elaborati di tirature. Così l’obbiettivo di Graziano Villa diventa uno straordinario strumento al servizio di una razionale architettura di artifici. Se osserviamo l’antica tripartizione della pittura: Invenzione, Disegno, Colorito, possiamo affermare che Graziano Villa è senza dubbio un colorista che sa ottenere il massimo delle possibilità espressive del colore, in particolare sullo sfondo di molte immagini in cui le sagome architettoniche prendono un rilievo insolito e poetico. Nell’ “ottica” dell’artista la vibrazione della luce cambia secondo la trasparenza dei piani e il suo impatto non può che essere diverso quando le forme sono aperte, piegate o chiuse e questo fa sì che le sue immagini presentino sempre qualcosa di imprevisto. Quel sottile rapporto colore-luce che caratterizza il lavoro di Graziano Villa mi hanno fatto pensare al progetto di una città “policroma” di Vasarely che invade felicemente il campo urbanistico.
Infine, vorrei dire che queste elaborazioni fotografiche nascono sotto il segno della fantasia, poi sono grafia, scrittura, icone, scena e teatro, perché sappiamo bene che l’architettura cela sempre in sé un dispositivo teatrale" - Bertrand Marret
From the essay by Prof. Bertrand Marret - Art Historian - Grandson of Henry Cartier Bresson:
"My tribute is an homage to the city of liberty, of culture and art, where photography was born", writes Graziano Villa.
Naturally, our thoughts instinctively carry us to Daguerre and Nadar, or Atget, the one who more than any other, was able to capture that magical, almost surreal ambience, that reigns in Paris. Through this exhibition, Graziano Villa presents us with his new perspective, an entirely personal one of the Ville Lumière. The monuments are not unknown to us, for we have witnessed them in person or seen them printed on postcards: the Eiffel Tower, the Pyramide du Louvre, the Beaubourg, Notre-Dame, the Invalides, the Hotel de Ville, the Grande Arche and the skyscrapers of La Défense… but what is most important is the interpretation, or reflection which the artist invites us to pursue, so that we may witness all this through a different perspective, from a different angle. He facilitates our discovery of the poetry and the inspirational geometrical forms that soar like the verses of a sonnet. Graziano Villa’s images evoke the formal environment of the Russian avant-garde, Constructivism, Suprematism and their pure plastic sensitivity and his Tours Eiffel reminisce the cubic-futuristic ones of Delaunay, a bit of obliqueness, and colorfulness.
Through a research of stylistic peculiarities and by pursuing an ideal of mathematical harmony, the artist has sought, through an explicit view, what usually presents itself as homogeneous architecture. We are witnessing the “dismantlement” of the mechanism which used to hold the masterpiece intact, in other words, the eulogy to fragmentation. The parts of some of the architectonic structures have been isolated, singled out of the picture and projected in another dimension where outside of their context they no longer represent their former congruity and inevitably, they generate different messages, in this case, of explosive beauty. A new order of signs is born of it, which entertains the spectator in a new visual adventure. This refreshing method of forcing these architectural organisms to be “dismantled” is evidently a device and it is exactly this “firework” that is proposed by the photographer. A device, discovered by him “artistically”, to achieve an effect that can certainly be defined as “pictorial”. The term “Pictorialism” was widely used in the world of photography by Europeans and Americans at the end of the 19th century to indicate a conservative tendency that was based on elaborate procedures of development. Therefore, Graziano Villa’s lens has become an extraordinary tool in service of rational architecture.
If we consider the three ancient, core traits of the art of painting: Invention, Design and Coloring, we are able to unmistakably affirm that Graziano Villa is without a doubt, a colorist who knows how to obtain the best possible expressivity from colors, particularly on the background of many images where the architectonic contour lines reach unusual and poetic peaks. In the artist’s “optic”, light’s vibrations change according to the transparency of the object’s dimensions and its impact cannot be but different when its shapes are altered, bent or closed, which cause his images to always present before us something unforeseen. The thin rapport between color and lighting that characterizes Graziano Villa’s profession, has indulged me into thinking of a project consisting of a “polychromatic” city of Vasarely, who happily invades the urbanistic field.
Ultimately, I would like to state that these photographic elaborations are birthed from fantasy, which in turn become graphics, then scriptures, icons, scenery and theatrics, because we all know well, that architecture always treasures, within herself, a bit of theatricality.
Bertrand MARRET *
* Mr. Bertrand Marret is a nephew to Henri Cartier-Bresson, the cofounder, along with Robert Capa, of the “MAGNUM" Agency in Paris.
In addition, Mr. B. Marret an Art Historian, author of the “Cartier-Bresson Foundation" and a colleague of Prof. Antonio Paolucci, ex Director of the Vatican Museums.