Ciò che non è visibile agli occhi di chi osserva , ciò che ci trasciniamo dietro in questa gabbia dove siamo i carnefici e le vittime di noi stessi si presenta poi in quella piccola camera dove ogni giorno ci rifugiamo. C'è uno spazio nei nostri ricordi , nella nostra mente, accessibile solo a noi . Una stanza in cui la nostra emotività è del tutto padrona ed i nostri stati d'animo si lasciano trasportare in questo vortice che lasciamo libero di travolgerci. Questo è un viaggio intimo nella mente di chi osserviamo ,in cui il visitatore è ospite silente di questa poetica gabbia. Lettere cadono dall'alto della scura stanza componendo parole , quelle di cui , in questo momento , la donna si sta circondando . Il suo corpo nudo è dipinto di strisce bianche e nere per ricordare le divise dei prigionieri con l'unica differenza che sulla donna le strisce di presentano non in verticale ma in orizzontale, la sua non è una gabbia fisica ma emotiva. Le strisce terminando all'altezza della bocca da cui nascono le parole con cui descrive se stessa e in questo spazio di profonda intimità consuma una sigaretta .