Descrizione tecnica:
Per la performance useremo un Robot Antropomorfo,
un eye-tracker, un PC, alcune opere pittoriche e i dovuti strumenti accessori.
Noi del Collettivo Interno 9 coinvolgeremo il
pubblico, proponendo a chi lo desidera di osservare un'opera mentre un
eye-tracker (strumento in grado di misurare dove si posano gli occhi
dell’osservatore) cattura il suo sguardo. Passeremo queste informazioni (le
traiettorie degli occhi) al robot che realizzerà così un nuovo dipinto in una sorta
di azione autonoma.
Allo spettatore lasceremo una copia del tracciato
a documentarne la memoria.
Per
maggiori dettagli/informazioni sulla performance non esitate a cliccare sul
collegamento al video.
https://youtu.be/9tHsLku4zkw
Significato:
Fin dagli albori dell’umanità, ogni strumento inventato
per necessità pragmatica, prima o poi ha finito col diventare mezzo
comunicativo di espressione artistica. Ed ora più che mai, nell’era moderna, la
tecnologia è diventata simbiotica con la nostra quotidianità; non è più
separabile dalla nostra dimensione di esseri umani. L’artificiosità è diventata
elemento caratterizzante dell’uomo e della donna, le estensioni digitali
amplificano le azioni, i sensori acuiscono le sensazioni… si può ascoltare il
sussurro di una formica come pure la deflagrazione di una supernova a distanza
di anni luce. Inevitabilmente il mondo dell’arte ha assorbito per osmosi il
comune sentire e progredire dell’umanità.
Ciò non di meno, l’arte figurativa ed astratta classica,
come la pittura, rimane un baluardo che si innalza sopra il mare di tecnologia.
L’essere vivente ha bisogno di colori, di toccare la trama materica di un
dipinto, di cogliere la gestualità del pittore nei segni della tela e di farsi
investire dalle emozioni.
Le motivazioni del progetto proposto sono ispirate
dalla volontà di fare interagire i due mondi: quello dell’arte consolidata e
quello della tecnologia. La performance è come un filo che, a momenti
intermittenti, imbastisce con spontaneità i due elementi eterogenei ma
olistici.
Quando un fruitore ammira un quadro, i suoi occhi
saltellano da un punto di attenzione all’altro, attardandosi su alcuni dettagli
ed ammirandone altri. È un percorso percettivo che merita di essere evidenziato
in quanto ingrediente fondamentale dell’opera stessa; un’opera senza chi la
osserva è prodotto sterile. Noi abbiamo dato concretezza a questo processo
percettivo con la misura di un eye-tracker (il mezzo che cattura la fase
percettiva degli occhi). Ma, invece di relegare questi dati a pura informazione
digitale, abbiamo concesso loro corporeità facendo in modo che un robot, in
autonomia, li consegnasse a un altro quadro.
Ecco che i due quadri, quello dell’artista biologico
e quello del robot, diventano una dicotomia: sono separati ma imparentati, si
parlano tra di loro perché il secondo è la “visione” del primo. Il dipinto
tradizionale ha in sé la forza della tradizione e la ricchezza del consolidato;
il dipinto robotizzato manifesta tratti acerbi ma che lottano per lanciare il
loro messaggio. I due sono come un padre e un figlio che si tengono per mano e
camminano senza preoccuparsi di giustificare le loro azioni; sono sereni,
orgogliosi, e guardano avanti. Chi osserva i due lavori coglie con un colpo d’occhio
la magia della percezione e la complicità tra le diverse tecniche.