Una cornice sfalsata su un volto al buio. TONI è circondata dalla luce delle sue parole
'amatissime' come un'aureola altrettanto sfalsata anche se in chiaro, precisa. Sono le parole
con le quali ha raccontato di coloro a cui nulla era lasciato se non l'uccisione dei propri stessi
figli pur di non vederli schiavi, del desiderio di chi voleva la pelle bianca perché era il solo
accesso alla favola, delle origini storpiate e senza verbo di coloro la cui unica proprietà era il
proprio nome. Le parole di TONI non sono teoremi, ma fili tessuti di una trama fatale; basta
questo a dire un racconto? Se di uno scrittore bianco si analizza la complessità della prosa e
per contro si liquida una scrittrice nera facendone carne sociologica in rosa, cos'è la letteratura
se non il campo cimiteriale di un pregiudizio più vasto? Le parole di TONI sono parole di lotta e
in un susseguirsi di trama fanno la vita che torna a capo senza capo. La verità della finzione è
biografia, azione, nome, episodio, cronologia, saga del pensiero che non può esimersi dal
racconto di chi la guarda. Scorniciata in un'intelaiatura preziosa, TONI sfugge al sondaggio e
fluttua, eterna, nel nero fisso delle parole-creature bramanti di essere chiamate col proprio
nome.