Vivo la rappresentazione del paesaggio attraverso l'esperienza di quella luce che dura pochi istanti, ma che contiene in sé l'eternità. E' coscienza e sentimento di una scoperta che muove infinite possibilità facendomi recuperare una più profonda identità. Il mio umile inchino alla vita, una regressione che omaggio anche all'infinitesimale particella elementare, trovando il senso del "sublime" nell'intuizione, intesa come nobile "materia" dell'esistenza. Sento il colore come ricerca di libertà dalla forma e ho trovato nella smaterializzazione dell'immagine con la tecnica puntinista, la sintesi e l'anima del paesaggio. Un pattern di "pois" similmente dimensionati e variopinti che nel tocco cadenzato, regolare e pulito, mi proietta in uno stato meditativo in cui spazio e tempo sono dilatati, in un dialogo esistenziale tra microcosmo e macrocosmo.